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Casa sotto sfratto? Occupy Wall Street è solidarietà attiva

Occupy our Homes“Tutti meritano di avere un tetto sopra la testa e un posto da chiamare casa.” Così comincia il manifesto di “Occupy Our Homes”, ovvero occupiamo le nostre case.


Si tratta di una esperienza e una pratica di resistenza alla crisi nata dall’esperienza straordinaria di Zuccotti Park. E' una coalizione di numerose associazioni e reti, da New York Communities for Change a Picture the homeless, per citarne un paio. Una rete di solidarietà contro gli sfratti dovuti al ricatto delle banche nei confronti dei propri creditori.

Il sogno americano, la cui parte più importante, secondo i promotori di questa iniziativa doveva essere il diritto ad avere “un posto decente in cui vivere”, si sta infrangendo, o meglio, sta rivelando la sua vera natura, ogni giorno di più.

La crisi del 2008 comincia proprio dalle case. Tutto ebbe inizio con il crollo della bolla speculativa sorta intorno ai mutui subprime, i cui enormi profitti ad alto rischio giocavano sulla concessione di finanziamenti senza alcuna garanzia, come i mutui Ninja, (la cui sigla stava per “No Income, No Job or Assets” ovvero senza lavoro, reddito, e patrimonio) e sulle speculazioni effettuate sugli interessi di tali mutui.

La crisi, lo sappiamo bene, non è solo finanziaria, e colpisce quotidianamente i cittadini e le cittadine di tutto il mondo, quel 99% contenuto nel celebre slogan di Occupy Wall Street. La crisi ha colpito fin da subito i più deboli tra i proprietari di casa negli Stati Uniti, milioni di americani hanno perso le loro case, e un proprietario di casa su quattro - secondo “Occupy Our Homes” è attualmente in serie difficoltà sul pagamento delle rate.

“Milioni di persone sono senza casa - scrivono sul loro sito - e tantissime sono le case senza persone”. In pochi evidenziano come le case sfitte - fanno notare gli attivisti - creano un abbassamento del valore delle case abitate nei dintorni, provocando un effetto a catena nell’abbassamento del valore degli immobili e quindi delle garanzie sul mutuo.

A Occupy Wall Street chiede alle banche di rinegoziare i mutui con i proprietari di casa e non di lasciarli in mezzo ad una strada. Ma soprattutto Occupy our homes è una pratica di resistenza concreta. Sul loro sito possiamo leggere storie come quella di Maria Dolores Calvillo, che vive a 7250 N. Claremont a Chicago. La sua casa andrà all’asta a giorni e sul sito si organizza un lavoro di pressione sulla IndyMac/OneWest Bank per rinegoziare il mutuo ed evitare lo sfratto.
Si leggono anche di storie a lieto fine, come quella di Dixie Mitchell che rischiava di perdere la sua casa, ipotecata a garanzia del mutuo per uno dei suoi figli. Dopo una consistente mobilitazione che ha attirato anche l’attenzione dei media la banca ha dovuto accettare che per tutta la durata del mutuo Dixie pagherà un tasso sostenibile, e così riuscirà a mantenere la propria abitazione.

La solidarietà è la prima arma con cui rispondere alla crisi. Un insegnamento per tutti, specialmente in tempi in cui, come dichiara in un suo recente studio Confedilizia, i prezzi degli affitti in Italia rischiano di salire alle stelle a causa dell’introduzione dell’IMU sulla casa con aumenti di imposta fino al 324%.

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