Da mesi gli operai tessili cambogiani chiedono l’aumento dei salari, sostenuti da diversi sindacati e dalla principale forza di opposizione al governo, il Parti de sauvetage national du Cambodge.
Ad oggi sono 131 gli scioperi messi in atto da gennaio a novembre 2013, durante i quali la violenza e i licenziamenti hanno tentato di indebolire la lotta dei lavoratori, con esiti negativi dato che i veri protagonisti restano i 350.00 lavoratori che imperterriti continuano a scioperare per la dignità.
Il 2 gennaio a una ventina di chilometri dalla capitale Phnom Penh un centinaio di soldati in tenuta anti-sommossa, armati di manganelli e fucili d’assalto hanno attaccato gli operai in sciopero che bloccavano l’accesso di una fabbrica.
Tra le testimonianze quella di Chhorn Sokha, attivista dei diritti civili del Community Legal Education Center, il quale ha detto che “I soldati hanno picchiato tutti. Avevano bastoni, manganelli elettrici, fionde e pietre. Almeno 10 manifestanti sono stati arrestati e non è ancora noto a quanti sia stato fatto del male”.