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Marchionne e il 'messaggio pubblicitario alla Nazione'

Dicono che Sergio Marchionne in gioventù sia stato un attivista maoista. Probabilmente di quell’esperienza deve essergli rimasto qualcosa di interiorizzato a giudicare dagli ultimi spot della Fiat. Dopo il video con Luca e Paolo in cui si ironizzava sui privilegi della “casta” politica, la nuova pubblicità della Fiat Panda conduce l’automobile dritta nell’era dello spot ideologico. Il minuto e mezzo di filmato realizzato dall'agenzia Kube Libre è un concentrato di messaggi politici in cui la Fiat appare come il baluardo dell’Italia della produttività contro l’Italia arrendevole e senza futuro. Niente è lasciato al caso. Le immagini e le parole sovrapposte sono finalizzate portano il pubblico alla stretta attualità: la disoccupazione, la crisi del Sud, il conflitto a Pomigliano d’Arco. Quello della Fiat appare un vero e proprio “messaggio pubblicitario alla nazione”, quasi a giustificare le dure scelte adottate dalla fabbrica torinese.

Una voce narrante ci racconta che ci sono due Italie: da un lato quella dell’arte, della grande inventiva, del talento costruttivo e dall’altro c’è il Paese pittoresco e dei giovani che cercano un futuro. “È il momento di decidere”, ci dice lo spot, se essere un grande paese industriale o “accontentarci dell’immagine che ci vogliono dare”. Il modo di raffigurare questa seconda Italia è quanto di più politico: Pulcinella, un vicolo di una città del sud Italia, il Vesuvio, un piatto di pasta e i visi di tre giovani apparentemente meridionali davanti ad un mercato rionale. Poi si va dritti nel cuore del conflitto sociale – a Pomigliano – dove è stato imposto un durissimo accordo tra dipendenti e azienda che deroga il contratto nazionale del lavoro. Marchionne sa che il pubblico conosce Pomigliano per via dello scontro tra l’impresa e gli operai e vuole mostrargli che lì c’è ora una fabbrica che proprio grazie ai sacrifici si è rilanciata pienamente. È “il momento di ripartire”, ci dice la voce narrante. Di fatto è come se fosse lo stesso Sergio Marchionne a parlare. La voce si fa cupa e dura. “In Italia ogni giorno c’è qualcuno che si sveglia e […] che mette nel suo lavoro la voglia di costruire una cosa ben fatta”. Un manifesto per la produttività, per i sacrifici, per l’italianità. Il messaggio si conclude con una frase emblematica:“Le cose che costruiamo ci rendono come siamo”. Come dire: è per fare il nostro prodotto italiano che ci mostriamo duri verso i lavoratori.

Mai si era visto uno spot così concentrato sul presente, così impegnato nel dare un messaggio politico. Marchionne probabilmente sa che attorno alla sua figura si è generata una battaglia ideologica in cui – agli occhi dei suoi estimatori - rappresenta il potere forte, concreto e rigoroso contro l’inattività e la rigidità dei sindacati. Nel mezzo di questa battaglia l’AD della Fiat ha inviato un messaggio mirato a rafforzare la sua politica: gettare alle ortiche l’immagine italiana di scarsa produttività, adottare un comportamento decisionista e un linguaggio diretto. In questo modo anche la Panda diventa la prima auto ideologica, ma il manifesto di Marchionne non si ferma all’automobile. Sembra, piuttosto, incasellarsi perfettamente nella discorso culturale usato dal Governo e dai suoi organi di stampa nell’invocazione costante dei sacrifici e dell’indebolimento del welfare. E infatti, come dice lo spot a conclusione, "questa è l'Italia che piace".

Ultima modifica ilLunedì, 21 Ottobre 2013 13:57
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