Menu

Deprecated: Non-static method JSite::getMenu() should not be called statically, assuming $this from incompatible context in /home/ulpeyygx/domains/ilcorsaro.info/public_html/templates/gk_news/lib/framework/helper.layout.php on line 181

Deprecated: Non-static method JApplication::getMenu() should not be called statically, assuming $this from incompatible context in /home/ulpeyygx/domains/ilcorsaro.info/public_html/includes/application.php on line 536

Il paternalismo presidenziale

NapolitanoEra il 31 dicembre 2010. Non si erano ancora spenti i riflettori sulle straordinarie mobilitazioni degli studenti che tra novembre e dicembre dello scorso anno avevano fatto tremare il governo Berlusconi e in particolare l'inetto ministro Gelmini.

 Il 22 dicembre dello stesso anno Napolitano aveva ricevuto in un lungo incontro al Quirinale una delegazione di studentesse e studenti del movimento studentesco. Nessuno di coloro che vi partecipò, me incluso, ha mai pensato che quell'incontro sarebbe stato determinante per modificare in qualche modo la scelta del Presidente di firmare la riforma universitaria che sarebbe stata approvata il giorno dopo. E difatti Napolitano firmò, nonostante alla firma avesse affiancato una lettera di osservazioni, chiedendo successive modifiche a causa di profili di incostituzionalità contenuti proprio nella 240/10. Il Presidente della Repubblica nella sostanza ammetteva implicitamente: dovrei rinviarla alle camere, ma non posso farlo, contribuirei a tenere acceso un conflitto sociale ormai eccessivo che è bene svanisca.

Il discorso di fine anno dello scorso anno fu un discorso incentrato sui giovani e sul loro futuro. Precarietà, lavoro, istruzione, possibilità di restare in Italia. Il presidente Napolitano, seppur con soluzioni differenti da quelle da noi immaginate, poneva alla politica e al Paese la questione generazionale come questione sociale, così come il movimento studentesco faceva da tempo. 

Sapevamo bene però che aldilà dei discorsi rassicuranti del Capo dello Stato, e delle promesse elargite, si lavorava in tutt'altra direzione: proseguire nello smantellamento del welfare e nella riduzione del ruolo dello Stato.

365 giorni dopo nel suo tradizionale discorso a chiusura di un anno senza dubbio meno conflittuale, che ha visto in Napolitano un protagonista nella chiusura del berlusconismo e nella costruzione del governo Monti, si continua a parlare della centralità delle “giovani generazioni”. Ma questa volta lo stato d'eccezione proclamato con la scusa della crisi economica ha consentito di eliminare un velo di ipocrisia, seppur parziale: i giovani sono solo un espediente retorico per giustificare il taglio della spesa sociale, la riduzione del debito pubblico e l'obiettivo, per noi inaccettabile, del pareggio di bilancio.

Nel discorso di insediamento di Monti, capo del “governo del presidente”, si era già delineata con chiarezza questa visione paternalistica in salsa cattolica, intrisa di un senso di colpa ipocrita che si sta insinuando pericolosamente nella società italiana ed europea: “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”, “la condizione giovanile in Italia è colpa dei loro stessi padri” “dobbiamo fare sacrifici, lo dobbiamo ai nostri figli”.

Entrambi i presidenti, del Consiglio e della Repubblica, utilizzano quindi questa retorica per costruire consenso intorno a norme, manovre, tagli, che altrimenti non potrebbero avere consenso e legittimazione in qualunque nazione democratica. Solo se noi studenti insieme ai giovani precari sapremo svelare l'obiettivo, costruendo grandi alleanze sociali e intergenerazionali, rifiutando la guerra tra poveri, aggredendo questa retorica sui temi concreti del welfare e della precarietà, potremo porre fine a questo insopportabile uso delle nostre vite per mantenere in vita un sistema economico e politico che divora da tempo il nostro futuro e che ora sta distruggendo il nostro presente.

Dinanzi ai ripetuti appelli alla responsabilità il compito della nostra generazione è quello di essere fino in fondo ciò che ci chiedono: responsabili. Nostra responsabilità sarà rifiutare le sirene del paternalismo così come quelle del rancore e della vendetta per un mondo che ci è stato indiscutibilmente distrutto, e lavorare invece sul riaprire spazi concreti di speranza e cambiamento. La responsabilità, che vorrebbero fosse lo strumento per convincerci a rinunciare a tutto ciò di cui abbiamo bisogno, oggi più che mai coincide con la lotta per i propri bisogni.

Ultima modifica ilLunedì, 21 Ottobre 2013 15:18
Torna in alto

Categorie corsare

Rubriche corsare

Dai territori

Corsaro social

Archivio

Chi siamo

Il Corsaro.info è un sito indipendente di informazione alternativa e di movimento.

Ilcorsaro.info