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Pregando il dio libero mercato non si esce dalla crisi

  • Scritto da  Roberta Russo
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Il dibattito pubblico (sia tra economisti, sia tra i policy maker) è tutto incentrato sulla crisi del debito pubblico. Le questioni che vengono dibattute riguardano la ricerca delle ”ricette” per cercare di fermare l'attacco speculativo ai titoli del debito pubblico dei paesi europei (in particolare di Italia, Grecia, Spagna). Le varie soluzioni che si prospettano partono tutte dall'assunto che bisogna “dare fiducia ai mercati”. I mercati finanziari, però non sono messi mai in discussione, non c'è nessuno, tra chi decide che piega debbano prendere gli stati, che prende in considerazione l'ipotesi di fermare a monte la speculazione finanziaria, che è stata all'origine della crisi nel 2008.

Altra questione su cui tenere alta l'attenzione è rappresentata dal fatto che oggi il dibattito è tutto relativo al debito pubblico e sembra di trovarsi di fronte ad una amnesia collettiva: la crisi, nel 2008, ha avuto a che fare con il debito privato, con l'assenza di regole deterrenti alla speculazione degli istituti finanziari, e con la complessa architettura della finanza globale.

Oltre a questo ci si ritrova davanti ad alcune “soluzioni” che vengono accettate in maniera dogmatica. Una di queste è l'obiettivo del pareggio di bilancio, assumendo come problema principale dell'economia il debito pubblico. Sembra quasi di assistere ad un'altra grande amnesia: le teorie keynesiane che si sono soffermate tantissimo sul ruolo del debito pubblico nel creare sviluppo economico. Keynes e i keynesiani hanno avuto un approccio complesso rispetto alla teoria economica e alle sue variabili. È quello che oggi sembra mancare nel dibattito pubblico. In qualche modo possiamo dire che c'è una volontà ben precisa di non affrontare determinate questioni con approccio critico, ma l'atteggiamento acritico rispetto all'imperativo di dare fiducia ai mercati, di restringere la spesa pubblica e il ruolo degli stati, di darsi come obiettivo il pareggio di bilancio sembrano celare una ben precisa intenzione di non voler mettere in discussione questo modello di sviluppo e di riproporre, spesso ideologicamente, le teorie economiche che hanno avuto grande spazio nelle politiche economiche dagli anni 80 ad oggi. Sembra che ci si ritrovi davanti a chi sta facendo l'ultimo estremo tentativo di affermare una teoria economica, piuttosto che trovare soluzioni che possano realmente rendere il nostro sistema economico più stabile.

E così si invoca il dio “libero mercato”, si scaccia il diavolo (lo Stato e la sua spesa pubblica) e, come succedeva nell'antichità agli altari delle divinità, si immolano i diritti come sacrificio necessario.

Ultima modifica ilLunedì, 21 Ottobre 2013 14:08
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