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Razzismo. La responsabilità degli 'sceriffi democratici'

“Quanto e avvenuto tanto a Firenze come a Torino è preoccupante perché il razzismo non nasce improvvisamente, ma è frutto di un terreno fertile, costruito in questi ultimi anni, nei quali ogni giorno abbiamo sentito urlare ministri, esponenti della Lega Nord contro i neri, gli zingari, le persone del sud del mondo, li abbiamo sentiti dire che bisognava sparare sui barconi, costruendo cosi poco a poco un clima di odio, di rifiuto non solo dell'immigrato, ma del diverso.” Queste giuste considerazioni sono di un dirigente bolognese del PD, Leonardo Barcelò, e si aggiungono alle tante di coloro che in questi giorni addebitano alle Lega Nord la responsabilità della crescita dell’odio verso i migranti. Essere solidali e condannare il razzismo non è mai sbagliato eppure ciò che in questi giorni sta mancando in area democratica e moderata è una riflessione autocritica riguardo alle posizioni assunte sul tema della sicurezza e dell’immigrazione in risposta alle politiche xenofobe della Lega.

 

Se è vero, come ha scritto il sociologo Alessandro Del Lago, che veniamo da vent’anni di campagne contro gli immigrati, cosa ha fatto il PD per contrastare questa battaglia ideologica? Poco, ci verrebbe da dire. Il Segretario del PD Bersani ha “ha auspicato un recupero morale e civile” rifacendosi agli insegnamenti di Benedetto XVI. Eppure non ricordiamo simili prese di posizione quando il suo più stretto collaboratore –quel Filippo Penati all’epoca Presidente della Provincia di Milano e oggi accusato di corruzione e concussione- stanziò 250 mila euro a favore dei Comuni del territorio per finanziare le ronde. Una misura, quella di Penati, che andò oltre a quanto stabilito dal Ministro leghista Maroni, e che venne accompagnata da dichiarazioni come queste: “Milano non è la capitale del Burundi, ma ci sono troppi rom e clandestini. […].Basta parlare di accoglienza, i rom non sono mica i Gipsy Kings”. Non si trattò di casi isolati. Il Sindaco di Vicenza Achille Variati –anima di quel PD che vorrebbe rappresentare i bisogni reali del nord in chiave securitaria- assieme ad altri primi cittadini del Veneto ideò e finanziò misure simili.

Una interessante rappresentazione delle politiche migratorie adottate da amministratori del Partito Democratico e dell’incapacità di costruire un’agenda alternativa a quella leghista si può trarre da un libro-inchiesta di Jacopo Tondelli pubblicato nel 2009, “Sceriffi Democratici”. Il saggio venne pubblicato poco dopo l’ennesima “emergenza sicurezza”, uno di quei periodi di panico generale verso gli immigrati a seguito di singoli eventi amplificati in maniera sproporzionata dai mezzi di informazione. L’impressione che se ne trae è di una incapacità di costruire un discorso politico distante dalla propaganda e dall’emergenza.

Nel 2007, a seguito di alcuni brutali episodi di cronaca, molti Sindaci di centrosinistra avevano adottato misure finalizzate a colpire i migranti. Il caso più famoso è quello dell’assessore alla sicurezza di Firenze Graziano Cioni, che ebbe l’idea di multare i lavavetri colpevoli, a suo giudizio, di deturpare l’immagine della città. Misure simili vennero adottate a Bologna come a Padova. I colpevoli erano gli immigrati e la logica securitaria prevalse nettamente sul discorso della solidarietà e dell’integrazione. Due anni dopo, il decreto emanato dal Ministro degli Interni Maroni per dare più poteri ai Sindaci per fronteggiare la criminalità –associata direttamente all’immigrazione- venne ricevuto con una sostanziale approvazione da parte degli amministratori locali del Partito Democratico.

Walter Veltroni, nel commentare la strage di Firenze ha voluto vestire i panni che non gli si addicono, quelli dell’anticonformista “Quello che è accaduto a Firenze e a Torino è il prodotto di un clima di intolleranza verso gli stranieri che è stato alimentato in questi anni e che è barbarie pura. Fossero stati uccisi da un terrorista tre italiani ci sarebbero edizioni straordinarie di ogni tg. Invece sono senegalesi. Perciò solo silenzio”. Veltroni dovrebbe ricordare come si accodò al clima di puro razzismo antirumeno quando, a seguito del brutale omicidio di Francesca Reggiani a Roma, dichiarò che la sua era la città più sicura del mondo prima dell'ingresso della Romania nell'Ue”. Il Sindaco di Roma arrivò ad attaccare il Governo Prodi spingendolo ad approvare in tutta fretta e nel pieno della rabbia popolare un “pacchetto sicurezza”, l’ennesimo e non ultimo. Poi durante la campagna elettorale del 2008 il candidato Presidente del Consiglio del PD fece di tutto per fare assomigliare il più possibile il suo discorso sulla sicurezza a quello della coalizione guidata da Berlusconi. “Prendere voti a destra” erano le parole d’ordine.  Di voti ne se son visti pochi. In compenso l’odio ha continuato a crescere.

 

Ultima modifica ilLunedì, 21 Ottobre 2013 13:21
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