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Da Alessandro Magno all'Ikea: il Queer alla ricerca di nuovi spazi

Da Alessandro Magno all'Ikea: il Queer alla ricerca di nuovi spazi

Più di qualcuno dimentica che è stato un frocio a disegnare la mappa del mondo. A tracciare dei confini e dei punti cardinali che tuttora sono assi di guerra, di culture e di identità.

Fu proprio Alessandro Magno a tracciare l'asse cardinale che divide l'oriente, medio e lontano, e occidente, proprio a partire dalla Macedonia, luogo in cui è nato, fondendo le tre pratiche della conoscenza, della conquista e della rappresentazione, con uno spirito che potremmo definire protocoloniale, ma mosso sempre da un'infinita curiosità, primo motore della sua avventura.

Forse il Queer dovrebbe ripartire da lì per uscire dalle secche dell'accademismo. Per conquistare nuovi spazi, rappresentazioni e conoscenza, tornare a produrre senso.

Se facciamo un salto di 2500 anni ci ritroviamo ancora al cospetto di un mondo grande e terribile, con un capitalismo più “barbaro” delle popolazioni che si trovava dinanzi Alessandro Magno. Con le tigri asiatiche affamate di sfruttamento e gli incravattati sacerdoti del capitalismo occidentale a scavare nelle viscere della società per capire perché il Dio Capitale che hanno inventato li abbia abbandonati per preferire loro qualcun altro.

Anche i froci hanno subito una battuta d'arresto, non tanto e non solo nell'espansione dei diritti, ma nel prendere atto del fatto che il capitalismo sa nutrirsi e trarre giovamento da quei desideri e quelle libertà che rappresentano nell'immaginario Queer l'orizzonte unico di liberazione.

E così avviene che l'Ikea celebri la coppietta gay (ovviamente declinata al maschile), che con due stipendi e nessun figlio a carico può essere accolta nel tempio del design a buon mercato. E la loro carta di credito arcobaleno può diventare un pass tra mobili dotati di nomi improbabili.

Come difendersi da questo fenomeno, il cosiddetto diversity management, che parte dall'Ikea e finisce con la pubblicità su Facebook e con l'economia dell'intrattenimento?

Dobbiamo prendere atto che non esistono soggettività sessuali ontologicamente sovversive, se non all'interno di un processo di acquisizione di coscienza di sé – quella che per gli operai sarebbe chiamata coscienza di classe.

Può tornare utile riprendere Gli Anormali di Foucault: cos'è un mostro? Che differenza c'è fra un misto e un mostro? Misto è chi, come un essere umano con sei dita, mischia degli elementi, è originale ma non mette in discussione nulla. Mostro è colui il cui mix mette in discussione l'ordine prestabilito. Così un bambino che nasce con due teste mette in discussione le regole canoniche: dovrà essere battezzato con uno o due nomi? Avrà un'anima o due?

Questa differenza ci fa riflettere forse sul fatto che si è concluso il tempo dell'elogio del misto, tipico del postmoderno. L'esaltazione del mix in quanto originale, inaspettato.

Più interessante è capire come sporcarsi le mani e contaminare la teoria con qualcosa che saboti l'ordine costituito. Capire come lotte contro la finanziarizzazione dell'economia, lo sfruttamento globale e il controllo sociale abbiano una relazione con i desideri come proiezione di sé, il sesso, il genere e le giustificazioni che il capitale adduce per lo sfruttamento: l'essere donna, immigrato, irregolare, giovane, lesbica, provinciale. Allora come Alessandro Magno dobbiamo avventurarci in una “colonizzazione” delle lotte, contaminandoci col marxismo e l'ecologia, per provare a costruire cultura, rappresentazione e conquistare case matte, una dopo l'altra. Questa voglia scellerata di avventura, in fondo, non possono che averla i froci.

Ultima modifica ilGiovedì, 28 Agosto 2014 22:47
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