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Lavoro, addio ai diritti: cosa sta per accadere davvero?

Lavoro, addio ai diritti: cosa sta per accadere davvero?

La Costituzione è entrata nelle fabbriche e nelle aziende in modo dirompente, e ora rischia di uscirne in punta di piedi. Erano gli anni Sessanta e Settanta, quando i lavoratori si ribellarono all’arroganza e alla volgarità del potere, che subivano quotidianamente e, rendendosi protagonisti nel sindacato, cambiarono le sorti di questo Paese. Con l'astensione del PCI, che lo riteneva uno strumento debole, fu approvato lo Statuto dei lavoratori, legge 300 del 20 maggio 1970. Fu una rivoluzione copernicana: al centro delle fabbriche e delle aziende c'era il lavoratore, con i suoi diritti e la sua dignità. Ora, nel silenzio generale, tutto questo sta per essere spazzato via. Le lavoratrici e i lavoratori si sentono deboli e, con la loro debolezza, contribuiscono e hanno contribuito in questi anni ad alimentare la crisi del sindacato, che ha subito inerme la trasformazione del quadro politico italiano di fine anni Ottanta, quando i partiti scomparivano e l'introduzione di norme europee stava trasformando l'economia.

Contro l'ideologia che risiede tutta in questo governo, nei giullari che lo sostengono e nei falchi come Sacconi e Brunetta che in questi anni hanno distrutto il diritto del lavoro, c'è da chiedersi: “tu da che parte stai? Dalla parte dei diritti e della giustizia sociale oppure dalla parte del lavoro senza tutele?”. Quello che sta accadendo non è la modernizzazione; è, anzi una restaurazione senza precedenti. La restaurazione dei rapporti di potere tutti sbilanciati a favore delle aziende, di meccanismi di controllo persuasivi che utilizzano le persone come oggetti. Non siamo di fronte alla cancellazione di norme, ma all'accantonamento della dignità delle persone.

Il nuovo statuto dei lavoratori prevede:

a) la definitiva abolizione dell'art. 18. Non si sono però accorti che questo già era avvenuto con il governo Monti. In caso di licenziamento senza giusta causa non c'è più il reintegro;

b) demansionamento: nessuno ne parla. In questo Paese i contratti collettivi non vengono rispettati. Un esempio su tutti è che spesso le aziende al momento dell'assunzione inquadrano il lavoratore a un livello inferiore, omettendo il vero titolo di studio. Dunque un lavoratore con il diploma viene inquadrato in modo illecito con un titolo di studi inferiore a quello reale, con uno stipendio più basso di quello che sarebbe dovuto e delle competenze inferiori a quelle reali. Insomma: un lavoratore specializzato viene inquadrato come operaio semplice. Ora, con il superamento delle norme che vietano il demansionamento questo piccolo esempio diventerà la normalità.  Anche chi ha un’alta specializzazione e riceve una paga ad essa adeguata potrà essere reinquadrato deliberatamente a livelli retribuitivi inferiori. Ad esempio, una lavoratrice che rimane incinta potrà probabilmente usufruire del normale congedo di maternità, ma una volta tornata a lavoro potrà essere retrocessa a un ruolo meno specializzato. Altro che lavoratori di Serie A e lavoratori di Serie B, qui siamo al ritorno in auge del Totocalcio, insomma è più facile fare una vincita che mantenere una certa dignità sul luogo di lavoro.

c) superamento delle norme sul controllo a distanza: siamo in mondovisione. Via tutte le norme lungimiranti che erano inserite nello Statuto. L'azienda potrà controllare tutto, è il ritorno del Grande Fratello, ma qui la "nomination" ti rimanda a casa direttamente. Telecamere, intercettazioni, riprese, registrazioni audio, fotografie: tutto sarà lecito, chissà poi se l'azienda potrà taggarti su facebook o lanciare un tweet motivazionale tipo #lavorameglio o #nonmangiarementrelavori.

Insomma non servono parole, sono necessarie le battaglie.

Continua questo maledetto settembre di fine Ottocento.

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