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Angelo Buonomo

Angelo Buonomo

Angelo Buonomo: lavoratore (precario) di un call center, papà, interista e anche studente. Mille condizioni. Sono nato nel 1989 a ridosso della fine del Muro di Berlino, di Tangentopoli e delle lacrime di Walter Zenga dopo i rigori con l'Argentina in Italia"90. Attivista sindacale, seguo i temi del lavoro, della partecipazione e della cooperazione. Appassionato dei film del genere bollato come B movie della commedia italiana anni "70 e "80, sono in continua battaglia con il mondo per dimostrare che quei contengono contenuti rivoluzionari. Una mia aspirazione è dimostrare scientificamente che Edwige Fenech e Pierino sono di sinistra.

“LAVORO SENZA PADRONI” UN VIAGGIO TRA LE IMPRESE RECUPERATE

Il viaggio di Angelo Mastrandrea nel cortocircuito della crisi tra le esperienze di lavoratori e lavoratrici che hanno riconquistato il lavoro.

Denso, chiaro, avvolgente. Nell'epoca delle passioni tristi già scegliere di raccontare storie positive, di vittorie e rivincita, è coraggioso. Soprattutto se i protagonisti sono i lavoratori ovvero coloro che sono stati posti fuori dalla scena in questi anni dal neoliberismo sfrenato. Uomini e donne che hanno costruito e realizzato un riscatto collettivo. Come quelli raccontati da Angelo Mastrandrea in “Lavoro senza padroni” edito da Baldini e Castoldi (176 pagine. 15.00 €  E-book 7.99€), un testo che ci racconta un nuovo umanesimo che affonda le proprie radici nella lunga e straordinaria storia del movimento operaio. Un meraviglioso raccoglitore di storie, esperienze, emozioni e relazioni, narrate come un romanzo anche se quella di Mastrandrea è un’opera che si iscrive perfettamente nel genere del reportage. La scrittura lineare e avvolgente, permette all'autore di spaziare e di raccontare diverse storie che si uniscono in modo naturale. Nessun espediente letterario, le vicende si legano e le storie appaiono come una filo di un’unica grande storia lasciando il lettore in balia di emozioni forti e voglia di riscatto collettivo.

Ripensare il calcio? Non si può restare a guardare

Sembrerebbe una battuta. Qualcuno potrebbe pensare: "ma nel disastro in cui viviamo ci mettiamo a pensare anche al pallone?!". In un Paese che si colloca tra i primi in termini di corruzione e scandali anche nel calcio non possiamo, però, esimerci dal riflettere sullo scandalo planetario targato FIFA.

Ripartire da Pomigliano. Libera, FIOM-CGIL e Caritas insieme per la solidarietà.

La crisi morde quotidianamente le fasce più deboli della società su cui sono stati scaricati tutti i costi della finanziarizzazione dell'economia e della deindustrializzazione coatta. A pagare sono i lavoratori, i precari, i disoccupati e i pensionati in primo luogo. Dentro queste difficoltà si sta aprendo il dibattito su come rispondere alle difficoltà giornaliere e si discute di nuove forme di mutualismo. Il rischio è quello di farsi affascinare dalle pratiche messe in campo in altri paesi - in particolar modo quelle di Syriza - senza valorizzare la miriade di esperienze piccole, piccolissime e grandi che vivono nei nostri territori.

Campania: dieci anni di diritti negati

Era il 7 febbraio 2005 quando entrava ufficialmente in vigore la legge regionale n.4 del 2005 sul diritto allo studio in Campania. A distanza di dieci anni l'Unione degli Studenti Campania denuncia con forza l'immobilismo della Regione. Zero euro questa è la cifra che investe la Campania nel diritto allo studio universitario, stessa cifra investita dalla legge regionale. Il paradosso di avere una delle "leggi regionali sul diritto allo studio più avanzate nel Paese", una legge nata nelle piazze e nelle scuole e imposta alla politica, spesso sorda ai bisogni dei cittadini, che all'epoca sosteneva pubblicamente "è inutile approvare una legge per gli studenti delle scuole superiori che non possono neppure votarci!". Quella legge proposta dall'Uds Campania fu frutto della maturità degli studenti che risposero, scrivendo articolo per articolo, a chi insinuava che le loro lotte erano sterili, evanescenti, per partito preso. Ci si opponeva alla Riforma Moratti, nelle piazze del Paese giravano escavatori pronti a demolirla, una lungimiranza straordinaria visto che la devastazione della scuola pubblica a cui assistiamo oggi è anche figlia di quella stagione perchè i germi di quella proposta restano ancora in giro.

La ferrovia Napoli-Salerno riapre, ma il trasporto pubblico in Campania crolla

Il 5 febbraio scorso parte della muratura dell’edificio di villa D’Elboeuf è crollata sulla linea ferroviaria, interrompendo il transito sulla storica linea Napoli-Salerno, all’altezza di Portici. Una beffa per la storia: il crollo è avvenuto proprio nel luogo in cui era nata la prima strada ferrata del paese. La ferrovia Napoli-Portici fu, infatti, la prima linea ferroviaria costruita in Italia, inaugurata il 3 ottobre 1839. La tratta Napoli-Salerno, questo vero e proprio pezzo di storia, riapre il 14 dicembre prossimo, dopo dieci lunghissimi mesi che hanno causato enormi problemi incrociandosi con altri progetti di piccola manutenzione che hanno gettato nel caos il servizio ferroviario campano. I media mainstream utilizzano la notizia della riapertura per compiacere gli amministratori del trasporto pubblico locale campano, annunciando nuove corse e nuove tratte ferroviarie. Così la verità sparisce dalle colonne dei giornali, perché non si allungano le corse, ma si modificano solo gli orari ripristinando solo pochissime corse che già c’erano in precedenza. Una beffa, insomma una restaurazione, una normalizzazione dopo il classico decurtamento di corse del periodo estivo.

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