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Auguri a Nicola e alla sua battaglia eretica: “bellezza è autenticità”

Auguri a Nicola e alla sua battaglia eretica: “bellezza è autenticità”

Sei Queer? E cosa significa essere Queer? Si può essere Queer esattamente come si può essere un viaggiatore o un gareggiante: ovvero si è Queer è esattamente nel momento in cui si pratica il proprio essere Queer, e lo si è anche solo per la durata della pratica stessa. Tutto il resto è speculazione intellettuale.

È in nome di questa idea che i ragazzi del circolo Mario Mieli hanno lanciato la candidatura di Nicola La Triglia al concorso Mr. Gay World che si terrà oggi 25 agosto: lui con un corpo non perfetto, non scolpito, con un po' di pancia e le cicatrici.
"Bellezza è autenticità" è lo slogan che racchiude l'iniziativa: sostenere un “canone” di bellezza diverso da quello tramandato dal mainstream, ricollocando questa operazione all'interno di un'idea di processo di liberazione che parta sempre da sé.

Nicola ha lavorato concettualmente partendo dai ragazzi e ragazze del Mario Mieli, estendendo la battaglia ad un sacco di persone di altre organizzazioni e non, facendo tradurre l'appello in 25 lingue diverse. Un'operazione collettiva e non identitaria, dunque, che pratica il Queer fuori dalla nomenklatura dei dottorandi di ricerca e dallo scontro muscolare con le “aree” del movimento lgbtqi, ma sopratutto fuori dal linguaggio per “iniziati” che alcuni documenti e rivendicazioni hanno. 

Perché “bellezza è autenticità”? Cos'è autentico? La condizione necessaria per essere autentici è partire da sé, dai propri desideri, mettendoli a confronto con i canoni che la società impone. Cosa pretendo di rivendicare di me stesso, a fronte di una società che chiede altro? In questo caso è la non adesione al “canone della tartaruga”; il mostrare le proprie cicatrici, il proprio sé, e farlo durante il concorso di bellezza della comunità lgbtqi, determinando una invasione di campo. Ci si muove fuori dalle stanze polverose dell'accademia e nel luogo del conflitto, con entrambe le scarpe nel mainstream e con la testa nei propri desideri. Rispondendo alla domanda "perché lotto nel movimento lgbtqi?": Per conquistare pezzi di libertà non solo nei confronti dello Stato, ma anche nei confronti della comunità stessa, che diventa un ghetto proprio quando stringe le sue mura, i suoi canoni di adesione, e diventa spazio di liberazione quando permette alle persone di esprimere se stesse.

Uno dei meriti dell'operazione è proprio il piano concettuale della battaglia, che risolleva il movimento lgbtqi dallo schiacciamento sul piano “vertenziale” dei diritti (spesso un binario morto e arido) per indirizzarlo verso una conquista di libertà di tutti e di ciascuno. L'autodeterminazione dei soggetti torna ad essere un piano da perseguire dando profondità e spessore ad una battaglia complessa. Sostenere che quella di Nicola sia “un'operazione Queer”, anche se non si colloca nella tradizione del pensiero, significa sostenere che il queer e lo stacco che un pezzo di comunità lgbtqi può fare verso l'autodeterminazione sono il cuore della battaglia. Queer non è più riconoscersi in un ideale pantheon che contemplerebbe Foucault e Judith Butler.

L'operazione non è priva di limiti: il definire il sé (e l'autenticità che ne viene determinandosi) come distanza dal modello, in dialettica contrappositiva, consegna al modello l'egemonia. Ma questo è un processo inevitabile. L'operazione di “invasione” concettuale di Nicola al Mr. Gay World è parte di un ragionamento complesso, in cui si dovrà capire come in senso “positivo” e non dialettico si possa affermare il sé e la sua corrispondenza con l'identità. Probabilmente, valutare quanto i seni di una trans possano consegnarle l'idea che lei ha di se stessa è un'operazione forse meno chiassosa ma più determinante per la sua vita.

Bisogna fare i migliori auguri a Nicola e alla sua battaglia eretica, tanto rispetto al movimento lgbtqi quanto a quello Queer.

Ultima modifica ilGiovedì, 28 Agosto 2014 22:42
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