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Rivolte giovanili e indifferenza: un breve promemoria

Rivolte giovanili e indifferenza: un breve promemoria

In un mix di paternalismo ed esterofilia, come spesso accade, da qualche giorno è tornato ad aggirarsi per il web e a fare capolino sulle pagine dei giornali un tema tanto caro a molti opinionisti italiani: "Ma perché i giovani non si ribellano? Perché nonostante la crisi, il futuro distrutto, la precarietà, non invadono le strade come fanno i giovani della Turchia?".

Anni fa Curzio Maltese scrisse un editoriale intitolato "Aspettando la rivolta dei giovani", e fu sommerso da una grande quantità di risposte, più o meno argomentate. Alcune sono raccolte in questo blog. Era il maggio del 2010, molte università in Italia (Bari, Siena, Torino) erano occupate contro l'aumento delle tasse, nel silenzio generale anche di quei giornalisti che "invitavano" alla ribellione. Nello stesso periodo su Corriere Magazine perfino Pigi Battista faceva simili appelli, con l'arroganza che contraddistingue i goffi tentativi d'apparire intellettuali capaci di provocare.

Anche in questi giorni, molti insospettabili applaudono i giovani turchi che "protestano per la libertà e contro l'autoritarismo"; quel vento di libertà che soffia "grazie al web" dicono. A Riotta, che da giorni su twitter usa le rivolte turche per promuovere il suo libro Il web rende liberi, si è aggiunto anche Enrico Mentana, che dagli schermi di Piazza Pulita si è chiesto come mai, nonostante la sua generazione, che prima era tanto presente nelle piazze e che poi ha tolto il futuro ai giovani d'oggi, le piazze italiane non siano invase di ragazze e ragazzi che avrebbero validi motivi per farlo.

UN PROMEMORIA:

L'Italia è storicamente un paese conflittuale. Le piazze del nostro Paese, da nord a sud sono state invase dai giovani e dagli studenti per diversi anni, ben prima delle accampate spagnole, di Occupy Wall Street, delle rivoluzioni arabe. Senza citare la drammatica repressione di Genova, la costante militarizzazione della Val di Susa, basti dire che negli anni del berlusconismo, e in particolare tra il 2008 e il 2010, complici gli studenti e le lotte operaie, maree di giovani e meno giovani sono scesi in piazza, hanno assediato il parlamento, subìto la repressione, messo in grande difficoltà un governo eversivo che si è mantenuto in vita grazie alla compravendita di voti in un parlamento blindato dalla polizia e sordo alle istanze della piazza. Mentre Mentana parlava a Piazza Pulita, centinaia di studenti sfilavano a Torino in un corteo notturno, dopo una giornata di mobilitazione sotto la regione, in difesa del diritto allo studio. Al momento, come al solito, rimangono inascoltati. 

UN APPUNTO:

Se è vero che l'Italia è storicamente conflittuale è anche vero che, eccezion fatta per i No Tav, qualche riuscita manifestazione studentesca, le manifestazioni della FIOM, e alcune lotte territoriali l'Italia è un paese sostanzialmente fermo dal punto di vista del conflitto da quasi due anni. E di questo non si può dare la colpa ai media (che sono sempre stati avversi all'esplosione del conflitto), o a Grillo che occupa uno spazio del dissenso lasciato troppo a lungo sguarnito. Si metta al bando la nostalgia di quel che si è fatto, e si parta dai propri limiti, dai limiti dei movimenti, delle organizzazioni e delle reti di attivisti italiane, ma anche dalle grandi potenzialità di lotta che ci sono. Il fatto che si possa svolgere un vertice internazionale con la Merkel sul tema della disoccupazione giovanile senza che nessuna voce si levi in segno di protesta è un dato inconfutabile. Mentre le proteste dilagano in Turchia, Grecia, Spagna, Brasile noi italiani siamo a casa, e guardiamo in livestream la resistenza alla repressione dei nostri coetanei, in un mix di rabbia, frustrazione e impotenza. Il promemoria sulle proteste in Italia di cui sopra è quindi da dimenticare. Nessuno può più cullarsi di ciò che è stato, né tantomeno leggere questa nuova fase con gli occhi di quelle passate.

UN AUSPICIO:

Le condizioni sociali di questo paese peggiorano di giorno in giorno; l'austerità, la disoccupazione di massa, l'emigrazione, la depressione e la rabbia di tanti che patiscono la crisi, l'assenza di soggetti organizzati in grado di fornire risposte e spazi di organizzazione, di essere punto di riferimento, il tutto è una miscela esplosiva, e lo sa bene Letta che ripete ossessivamente che la priorità è il contrasto alla disoccupazione giovanile. Quando da una piccola o grande vertenza si riaprirà una stagione di lotta anche qui in Italia l'auspicio è che i vari Mentana che oggi dicono che faremmo bene a ribellarci, vadano in TV e dicano le testuali parole: "Era successo in passato, succede di nuovo, abbiamo provato a togliere loro tutto, abbiamo reso i poveri ancora più poveri e noi ci siamo arricchiti alle loro spalle. Siamo responsabili, ce ne andiamo, togliamo il disturbo, certo vi lasciamo delle macerie, ma sarà comunque più facile ricostruire senza la nostra retorica stanca e il nostro fardello di idee sbagliate frutto dell'avidità e di falsi profeti".

E non ti preoccupare caro Mentana, anche in quel caso la tua retorica risulterà stanca e fastidiosa. Ma non ti sentirà nessuno, saremo tutti in strada.

Ultima modifica ilLunedì, 21 Ottobre 2013 15:43
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