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Paesi Baschi, le elezioni più importanti

Paesi Baschi, le elezioni più importanti

Il Presidente del Paesi Baschi, il socialista Francisco Patxi López, ha nei giorni scorsi convocato le elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento. Gli elettori saranno chiamati alle urne il prossimo 21 ottobre. La decisione è stata presa a seguito della crisi della coalizione che tiene in vita il Governo “costituzionale”, il quale vede assieme socialisti e popolari.

A meno di quattro anni, dunque, dall'ultima tornata elettorale che partorì la strana alleanza PSE-PPE, i cittadini baschi sceglieranno i propri rappresentanti. Il contesto dal 2009 è del tutto diverso e probabilmente lo saranno anche i risultati.

 

Crisi economica e ETA

 

Sia il PP che il PSE rischiano di pagare salato il conto della crisi economica visto che entrambi i partiti non possono dichiararsi estranei dalla cattiva gestione dell'economica spagnola. Tuttavia, se il PP euskero ha difeso a spada tratta le misure austere imposte dal Governo di Madrid, Patxi López può affermare di averle ostacolate rivendicando l'autonomia economica e finanziaria di cui dispone la comunità. D'altronde il Governo socialista sottolinea la salute delle proprie finanze a dispetto di una crisi ben peggiore di molte altre comunità autonome.

Al centro della discussione, comunque, non c'è solo l'economia. Le elezioni si svolgeranno a un anno esatto dalla dichiarazione con cui l'ETA annunciò la cessazione della lotta armata. Da allora, sorprendentemente, ad essersi rafforzata è stata proprio la sinistra aberzale, il settore politico indipendentista di cui faceva parte l'organizzazione terrorista. E a rappresentare questa fazione sarà la coalizione EH-Bildu, che già alle ultime elezioni spagnole ha ottenuto un eccezionale risultato riunendosi sotto il cartello elettorale Amaiur.

Indipendenza o autonomia?

La fine della lotta armata ha moltiplicato le forze della sinistra indipendentista, la quale finalmente ha potuto presentare alle elezioni i suoi candidati senza i divieti della magistratura. EH-Bildu presenta come candidata presidente la docente universitaria e scrittrice Laura Mintegi, la quale nei suoi discorsi sta chiedendo apertamente alle altre forze di chiudere la fase di scontro e di dialogare sulla scia della Dichiarazione di Pace di Donostia dello scorso anno. Al centro del suo discorso vi è la gestione dei carcerati facenti parte dell'ETA e il diritto del popolo basco a decidere sull'indipendenza. È un discorso che non trova eco nella destra e in alcuni settori dei socialisti, i quali, assieme alla potente Associazione delle vittime del terrorismo, chiedono la messa al bando della lista.

Ad essere comunque in testa nei sondaggi, seppur di poco, è il Partito Nazionalista Basco. Il PNV è una forza di centrodestra che ha governato nella regione per molti anni e che si è sempre attestata su posizioni autonomiste ma mai indipendentiste. Il suo leader, Iñigo Urkullu, per rispondere al grido all'indipendenza di EH-Bildu, propone una revisione in senso più ampio delle autonomie della Comunità.

Divisioni nel Governo centrale

Mariano Rajoy, Primo Ministro spagnolo, guarda con grande ansia a questa tornata elettorale. Il suo è il primo Governo a non dover fare i conti con la minaccia dell'ETA, ma non aveva immaginato il successo elettorale delle liste ad essa vicine. Inoltre, la gestione dei carcerati condannati per terrorismo sta dividendo il suo partito tra una parte più dialogante e una che agli etarra non vuole concedere alcuno sconto di pena. In questo contesto un governo di minoranza del PNV rappresenterebbe il male minore, ma se invece questo partito preferisse allearsi con EH-Bildu si aprirebbe uno scenario inedito e clamoroso nello scenario politico spagnolo.

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