15 maggio, Global Debout: si torna in piazza, anche in Italia

“Nuit Debout ha fissato come primo obiettivo la creazione di uno spazio di convergenze delle lotte. Questa convergenza può andare ancora più lontano e estendersi su un piano internazionale. Esistono già dei legami tra i numerosi movimenti che ai quattro angoli del mondo si oppongono alla precarietà, ai diktat dei mercati finanziari, alla distruzione dell'ambiente, alle guerre e al militarismo, al degrado delle nostre condizioni di vita. – si legge nel testo - Alla competizione e all'egoismo rispondiamo con la solidarietà, la riflessione e l'azione collettiva. Le nostre differenze non sono più fonte di divisioni, ma la base della nostra complementarità e della nostra forza comune. Inascoltati e non rappresentati, noi, persone con storie diverse, ci riappropriamo insieme della parola e dello spazio pubblico: facciamo politica perché è una cosa che riguarda tutti.”

Un appello all’unità, alla trasversalità, all’impegno di tutti in una nuova fase di protagonismo popolare che inizia a risuonare anche in Italia. Nei giorni scorsi le prime convocazioni hanno iniziato a diffondersi in molte città italiane, Roma compresa. L’occasione non va persa. È dal 15 ottobre 2011 che le lotte e i conflitti che attraversano il nostro paese, e che hanno continuato ad attraversarlo anche in questi cinque anni, non trovano uno spazio di aggregazione e convergenza, in grado di moltiplicarne le capacità espansive e di renderli in grado di rivolgersi a tutto il popolo.

Non ha senso immaginare di importare un modello precostituito né di ricostruire in provetta una mobilitazione di massa. Ma è ora, al di là dei numeri, di riprendersi le piazze di questo paese e di farlo con l’attitudine che l’esperienza spagnola prima e quella francese ora ci hanno suggerito: quella dell’unità popolare, della convergenza tra le lotte, della costruzione di uno spazio pubblico in cui si possa discutere tutti insieme l’agenda dell’opposizione e dell’alternativa alla precarietà, allo sfruttamento, alla guerra, alla competizione globale. Non servono appelli né caratterizzazioni identitarie, serve solo che ognuno di noi saluti come positiva l'emesione di convocazione spontanee e si metta a disposizione. Proviamoci. Proviamo a tornare in piazza, tutti insieme, e a iniziare un lavoro di aggregazione, convergenza e mobilitazione popolare di cui c’è assoluto bisogno, per l’oggi e per il domani. Come recita l’appello lanciato dall’assemblea di Parigi: “Oggi non è più il momento di indignarsi soli nel proprio angolino, ma è il momento di agire tutti insieme. Noi, il 99%, abbiamo la capacità di agire e respingere definitivamente l'1% e il loro mondo dalle nostre città, dai nostri luoghi di lavoro, dalle nostre vite.”