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La Francia in piazza: tutti insieme per il grève générale

La Francia in piazza: tutti insieme per il grève générale

Le manifestazioni che si sono svolte in Francia segnano l'ingresso nella quarta settimana di mobilitazione contro la Loi Travail, legge sul mondo del lavoro che ricalca i principali capisaldi neoliberisti che ci siamo ritrovati anche in Italia con il Jobs Act.

Oltre alla massiva manifestazione che a Parigi ha preso il via verso le 13.30 da Place d'Italie, gli organizzatori dichiarano 120 000 manifestanti a Marsiglia, 100 000 a Tolosa, 30 000 a Bordeaux, 15000 a Le Hâvre e altre migliaia in decine di piazze. Quarta manifestazione dal 9 marzo, in quasi tutte le città il numero di manifestanti cresce spesso raddoppiando i numeri di quella che era stata la manifestazione che ha aperto la strada al movimento sociale che sta scuotendo la Francia e che vuole far piegare il governo. A poco sono valse le proposte di modifica, accettate solo dalla CFDT (secondo sindacato del paese) ma respinte in toto dalle altre forze sindacali e dalle organizzazioni e dai movimenti studenteschi.

La giornata di ieri si è aperta con un corteo “gioioso e determinato” di qualche centinaia di studenti, soprattutto liceali, partiti da Nation per ricongiungersi più tardi al corteo principale. Non sono mancati momenti di tensione con le forze dell'ordine, ma nello stesso momento la maggior parte degli universitari stavano svolgendo azioni e manifestazioni sparse per la città con diversi settori di lavoratori. Proprio la ricercata “unità delle lotte” si sta trasformando in questi giorni da slogan a pratica concreta. Se gli studenti di Saint Denis (Paris 8) questa mattina si sono uniti ai lavoratori della RATP (azienda parigina di trasporti), quelli di Nanterre hanno svolto azioni con i ferrovieri alla Stazione Saint Lazare mentre altre università facevano lo stesso alla Stazione di Auterlitz. Da lì tutti si sono spostati al concentramento in Place d'Italie dove i sindacati avevano deciso di lasciare la testa del corteo al movimento studentesco.

A preparare la mobilitazione nei giorni scorsi c'erano state numerosissime assemblee nei principali poli universitari. A risaltare è stata quella interuniversitaria svoltasi ieri al polo di Tolbiac (Paris 1) dove sono intervenuti, oltre a rappresentanti di altre università, uno studente sudafricano venuto a parlare della mobilitazione nel suo paese contro l'aumento delle tasse, l'economista eterodosso Frédéric Lordon, numerosi lavoratori dei trasporti e dove hanno inviato un messaggio di sostegno alcuni intellettuali.

Quello che salta all'occhio in questa mobilitazione francese è la volontà di far crescere la mobilitazione con costanza e cercando il più ampio spettro di convergenze possibili.

A tenere banco nelle assemblee e negli slogan è il ritiro finale della legge più che dibattiti sulle pratiche da utilizzare in piazza, per ora la maggior parte del movimento ricerca pratiche condivise con il movimento operaio e le strutture che lo organizzano. A forme stabili di coordinamento che uniscono sindacati dei lavoratori (CGT, FO, Solidaires, ecc.) et sindacati e organizzazioni studentesche (UNEF, UNL, Solidaires étudiants) si sono affiancate forme di coordinamento delle facoltà in mobilitazione. Sono nati due coordinamenti, uno parigino e uno nazionale, in cui ogni università ha un numero fisso di rappresentanti conteggiati sulla base della grandezza dell'ateneo. La prossima assemblea nazionale si terrà questo fine settimana. Queste forme di coordinamento hanno ridotto il peso delle diverse organizzazioni studentesche, soprattutto l'UNEF che, essendo il più grande sindacato studentesco e figlio di una tradizione che affonda le sue radici all'inizio del '900, ha avuto un ruolo chiave nel lancio della mobilitazione ma ha avuto anche una sovraesposizione mediatica che i coordinamenti di facoltà stanno provando a ridurre.

Nonostante ciò, con le manifestazioni del grève générale sembra sempre più chiaro che si sta creando una vera e propria amalgama tra le varie anime del movimento, ma soprattutto tra le varie componenti sociali come gli studenti medi, gli universitari ed i lavoratori.

“Sciopero” è la parola che tutti ripetono ossessivamente. Se per gli studenti è la parola d'ordine per chiedere la “banalizzazione” dei corsi, ovvero la sospensione dell'obbligo di frequenza (che in Francia è esteso quasi ovunque) per poter dedicare tempo e forze alla mobilitazione in un sistema universitario con ritmi molto alti ma soprattutto con un forte obbligo di concludere gli esami anno per anno pena l'esclusione (di fatto una bocciatura come a scuola), per i lavoratori il tema dello sciopero si pone nella discussione sulla strategia. La Francia ci ha spesso abituati in passato a scioperi di più giorni o settimane ma oggi settori come quello dei trasporti (SNCF, le ferrovie) si trovano già con un proprio calendario di mobilitazioni, calendario che avevano costruito mesi fa per combattere contro il nuovo contratto che risulta essere molto regressivo. Sarà quindi necessario per i sindacati ritarare il calendario degli scioperi per questi settori che in Francia si sono spesso posti alla testa delle mobilitazioni sociali.

Resta il fatto che l'unità d'azione tra gli studenti (per ora elemento traino della mobilitazione) e i salariati prosegue e si è già data come obiettivo la data del 9 aprile qualora il governo non faccia passi indietro.

Da questa sera le mobilitazioni verranno rilanciate con “la nuit debout” (la notte in piedi) che si svolgerà a partire dalle 18 in Place de la République, ma anche con azioni che si svolgeranno domani e nei prossimi giorni e organizzate dal movimento studentesco.

Appare evidente come in Francia sussista una cultura della vittoria, rinfocolata dalle vittorie delle mobilitazioni degli anni '90 e del grandioso movimento contro il CPE del 2006.

Lo studente sudafricano intervenuto ieri sera all'assemblea a Tolbiac ha concluso dicendo: “Ogni generazione deve scegliere la sua battaglia, sta ad ogni generazione capire se vincerla o tradirla”. Oggi per le strade delle città francesi, sotto una pioggia battente come non se ne vedeva da mesi, risulta lampante che nessuno voglia tradire la battaglia che sta di nuovo unendo una generazione intera e sta facendo uscire un intero paese dal vortice nevrotico e repressivo in cui era piombato dopo gli attentati del 13 novembre.

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