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"Vola solo chi osa farlo": l'Unione degli studenti compie vent'anni In evidenza

"Vola solo chi osa farlo": l'Unione degli studenti compie vent'anni

Se volessimo fare il gioco della torre e scegliere cosa salvare del ventennio politico che abbiamo alle spalle, sulla torre rimarrebbe poco, ma sicuramente resterebbe l’Unione degli Studenti.

L’Unione ha compiuto vent’anni. Nata il 12 Marzo 1994 dalla volontà di unire esperienze diverse – dal nucleo fondativo che ruotava attorno alla rete “A Sinistra”, erede delle esperienze studentesche della FGCI, ai collettivi emiliani d’ispirazione sindacale, fino alle reti studentesche d’impegno civile antimafia – l’Uds prima ancora che un’organizzazione, ha rappresentato (e rappresenta tuttora!) una palestra di democrazia e partecipazione, uno strumento di emancipazione per migliaia di studenti e studentesse che l’hanno animata in questo ventennio di passioni tristi. L’Uds è riuscita a dare a migliaia di studenti e di studentesse strumenti per interpretare con senso critico la realtà, missione ormai fallita dal nostro sistema formativo. Inutile ribadire quanto ormai è sotto gli occhi di tutti; lo smantellamento del sistema pubblico d’istruzione ha portato, quasi per inerzia, a dequalificare l’offerta formativa. I programmi scolastici da troppo tempo rischiano di essere cerimoniali vuoti, incapaci di legare lo studio e l’approfondimento alla comprensione critica dei fenomeni sociali e politici che governano le nostra vite.

Per molti di noi l’UdS è stato un grimaldello fondamentale per immaginare una scuola e una società diversa. Una scuola in cui si parlasse di guerra e pace, di diritti e cittadinanza, di mafia e antimafia, di ambiente e riconversione industriale, di cooperazione internazionale, di Nord e Sud del mondo, di libertà di orientamento sessuale e di prevenzione, di rapporto uomo/donna, di che cosa significasse essere adolescenti nella società dell’informazione. Una scuola dove lo studio del passato fosse utile per comprendere il presente, dove l’approfondimento scientifico e la sperimentazione empirica diventassero esercizi volti all’immaginazione di un avvenire diverso, più umano, e i saperi diffusi fossero motore di trasformazione sociale al servizio del bene comune e non un esercizio mnemonico per conseguire un inutile quanto sterile voto in pagella. Ma l’Uds è stato anche quello strumento che ci ha permesso di far tornare la carta igienica nei bagni degli istituti scolastici. Sì, perché molti di noi hanno conosciuto il sindacato studentesco, prima ancora che per un desiderio di ribellione, per l’impellente necessità di migliorare le condizioni materiali proprie e dei propri simili. Quando per anni abbiamo urlato che “le scuole cadono a pezzi!” era tutt’altro che per estetica del conflitto, ma perché era (ed è!) proprio così, e non serve scomodare la tragedia di San Giuliano di Puglia o le tante vittime che abbiamo pianto in questi anni per averne dimostrazione. Scuole grigie e fatiscenti (ogni governo che s’insedia annuncia investimenti per l’edilizia scolastica ma poi si finisce sempre per tagliare...), mancanza di risorse per la didattica ordinaria (figurarsi per quella integrativa e complementare!), un personale sempre meno motivato (e precario!), e un diritto allo studio che nei fatti non esiste. Il livello della nostra istruzione pubblica pone il nostro paese al di fuori del rango delle società avanzate: mentre là si costruiva sull’accesso ai saperi e sull’istruzione di massa il proprio grado di civiltà, qui noi da vent’anni urliamo nelle piazze che “l’Italia è entrata in Europa ma le nostre scuole no!”. 

Rappresentare le condizioni materiali degli studenti e delle studentesse e dare sfogo al loro desiderio di trasformazione sociale (un tratto statuario dell’essere studente) è sicuramente la più importante intuizione politica che ha reso grande la storia dell’Unione degli Studenti, perché capace di praticare innovazione politica nella stagione di più alta crisi della stessa. In questi vent’anni abbiamo veramente visto tutto e il peggio di tutto, ma mentre le scuole (come la società) pian piano diventavano pollai nei quali sperimentare frammentazione ed egoismo sociale, l’UdS ha formato flotte di uomini e donne che hanno creduto (e spero credano ancora, ovunque essi siano) in un moto collettivo contro tutte le ingiustizie e per il bene comune. Non voglio dire che l’UdS sia stata l’unica isola felice nel ventennio berlusconiano (anche perché sono troppe le battaglie perse e le ferite che ancora bruciano), però è importante sottolineare che è una realtà profondamente anomala, cioè animata da persone che altrimenti poco avrebbero avuto a che fare con la militanza politica e l’impegno civile, e questo ne costituisce sicuramente un tratto qualificante.

È utile ricordare anche lo straordinario contributo dato alla democrazia in Italia dal più grande sindacato studentesco: dallo Statuto delle Studentesse e degli Studenti a tutte le norme per favorire partecipazione studentesca e la democrazia negli organi collegiali (come dimenticare il d.p.r 567, la nascita delle consulte studentesche e del forum delle associazioni studentesche), tutti strumenti che avrebbero dovuto rappresentare un faro per migliorare il nostro sistema d’istruzione, mentre invece troppo spesso li abbiamo visti sminuiti sotto i colpi dell’offensiva aziendalista e autoritaria che tuttora sta distruggendo la scuola (e la società!) italiana.

Non si può nemmeno dimenticare lo straordinario contributo fornito dall’UdS sul piano internazionale; dai progetti di cooperazione alla partecipazione attiva al Movimento dei Movimenti da Seattle in poi (passando per Genova ’01 e Firenze ’02) all’idea – tutta udiessina – di convocare l’assemblea studentesca mondiale all’interno del World Social Forum di Mumbai nel 2004, per lanciare il 17 Novembre come data di mobilitazione internazionale degli studenti e delle studentesse per il libero accesso ai saperi.

Sono troppe le cose che andrebbero ricordate e celebrate, ma non è questo il luogo né il momento (meglio farlo qui!). Di fondamentale importanza, però, è porre l’accento sull’idea di autonomia sociale e libertà politica che l’UdS ha sempre dimostrato di mettere innanzi a tutto. Sarebbe inutile aprire un dibattito – che tra l’altro rischierebbe la deriva dietrologica – sulle diverse fasi, anche internamente conflittuali, che l’UdS ha attraversato, al pari di tutte le grandi organizzazioni di massa. Basta solo riaffermare un principio: gli studenti e le studentesse sono per definizione una soggettività sociale indisponibile al compromesso, alla subordinazione e all’imposizione. Si autodeterminano e autorappresentano, perché è tale la forza che esprimono in potenza e in atto che nulla li potrà mai soggiogare. Per questo la loro autonomia e libertà di azione politica, come quella dell’UdS, non è negoziabile e spero che mai lo sarà. Da qui l’idea di riaffermare con forza l’indipendenza del sindacato studentesco nell’ormai lontano 2006, quando proprio su questi temi ci fu la rottura unilaterale del protocollo d’intesa da parte della Cgil.  Sempre da qui, dal tema dell’autonomia sociale e della libertà politica, nacque subito dopo l’idea di dare forza e vigore al progetto della Rete della Conoscenza, nato solo nel 2010 e con numerosi anni di ritardo rispetto al progetto originario. Un’idea che ancora oggi prova a riaffermare il carattere sperimentale – materiale e ideale allo stesso tempo – di chi prova a fare rappresentanza, contrattazione sociale e conflitto in un’epoca dove i concetti di precarietà, povertà e emarginazione sociale costituiscono i tratti distintivi e identitari per le nuove generazioni.

Chi scrive ha avuto l’onore di percorrere un pezzo importante di questa storia collettiva, di sentire sulla propria pelle il significato dello slogan “Mille sguardi, una storia”, scelto dall’UdS – in modo assolutamente pregnante e appropriato – per celebrare il suo ventennale.  È grazie a tutto questo – e a tanto altro che conserverò gelosamente nell’album dei ricordi – che mi ritengo una persona migliore. La mia speranza è che da questa storia nascano i germogli di un presente e un futuro diverso, migliore. In fondo come diceva Zorba, il gatto che insegnò alla gabbianella a volare, frase poi ripresa in un congresso dell’UdS ormai lontano, Vola solo chi osa farlo.

 

Roberto Iovino

Coordinatore nazionale Unione degli Studenti 2007/2009

 

 

Ultima modifica ilGiovedì, 27 Marzo 2014 07:49
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