Menu

Deprecated: Non-static method JSite::getMenu() should not be called statically, assuming $this from incompatible context in /home/ulpeyygx/domains/ilcorsaro.info/public_html/templates/gk_news/lib/framework/helper.layout.php on line 181

Deprecated: Non-static method JApplication::getMenu() should not be called statically, assuming $this from incompatible context in /home/ulpeyygx/domains/ilcorsaro.info/public_html/includes/application.php on line 536
Gabriele Mastroleo

Gabriele Mastroleo

Salentino di nascita, vive a Macerata, città delle olive ascolane. Ha attraversato per un decennio collettivi e movimenti studenteschi. Gioisamente precario, attualmente è redattore di un portale online e per sbarcare il lunario fa anche il cameriere. Si occupa di pratiche mutualistiche, di storia del cinema e di altre stronzate.

Sulla mia pelle: la storia di Stefano Cucchi riguarda tutti noi

Definire necessario “Sulla mia pelle”, il film sulla vicenda personale e drammatica di Stefano Cucchi, non è un esercizio di retorica. Ci sono delle ragioni, almeno tre, che rendono la pellicola fondamentale, perché contribuisce a un dibattito che va ben oltre i diritti del detenuto. Il film parla della vita di Stefano Cucchi, ma parla anche delle nostre vite e alle nostre vite. Riaccende i riflettori sulla vicenda personale del geometra romano deceduto nell’ottobre 2009 e la rende collettiva.

Macerata: una lunga, lunghissima settimana. Ma è solo l'inizio

Partiamo dalla fine: da circa 72 ore, da quando sabato è scattato il coprifuoco, Macerata è una città blindata, con camionette e defender di polizia e carabinieri praticamente a ogni angolo. Chi scrive ha scelto di stabilirsi qui perché la qualità della vita è tra le migliori in Italia. Nello stesso tempo, da 72 ore sta vivendo una sensazione di disorientamento che è ben maggiore di quella vissuta dopo le scosse di agosto e di ottobre 2016. Questa premessa è fondamentale: in tanti ci chiedono perché parliamo di terrorismo commentando il gesto di Luca Traini e l'immagine di una tranquilla cittadina di provincia completamente militarizzata forse rende meglio l'idea. Ora facciamo un passo indietro.

“Voto no perché si”: le ragioni di una staffetta partigiana

Acquacanina è il più piccolo borgo delle Marche, ai piedi delle vette più alte dei Monti Sibillini, su cui l'altra notte sono caduti i primi fiocchi di neve. Qui vive per diversi mesi all'anno, nella casa natale della madre, Nunzia Cavarischia, classe 1929, staffetta partigiana ad appena 14 anni, un padre antifascista, prima arrestato e poi schedato dal fascismo, autentica memoria storica della Resistenza da queste parti. La partigiana, perché partigiani si resta per tutta la vita quando si è creduto in quegli ideali, mi accoglie in casa insieme al resto della delegazione: con me ci sono Matteo Petracci, ricercatore e storico, autore di “Pochissimi inevitabili bastardi” e “I matti del Duce”, e da Lorenzo e Lucrezia dell'Anpi di Macerata, anime della militanza antifascista da queste parti.

In piazza per Emmanuel: "Il razzismo ha mandanti politici"

Fermo, 5 luglio. Primo pomeriggio. Emmanuel Chidi Nambi è esanime per terra in Viale Vittorio Veneto. È un profugo, un richiedente asilo, un uomo nigeriano scappato da Boko Haram e sopravvissuto alla traversata della Libia e del Mediterraneo. Ma questo lo sanno tutti, lo hanno raccontato i telegiornali, i giornali, qualsiasi mezzo di informazione sotto qualsivoglia forma. Hanno raccontato di una rissa, anzi di un'aggressione. Ovviamente da parte di Emmanuel, profugo nigeriano. Della risposta violenta di un italiano. Ci sono tre nomi che ricorrono spesso quando in Italia si parla di antifascismo, negli ultimi dieci anni: Dax, Renato, Nicola. Morti ammazzati nel 2003, 2006, 2008. Anche allora si parlò, esattamente come avvenuto con Emmanuel, di una rissa per futili motivi trasformatasi in tragedia. La verità, non solo quella processuale, dimostrò che le cose non andarono così.

Mediterraneo: a un anno dall'ecatombe, ancora centinaia di vittime

Era il 18 aprile di un anno fa, quando una imbarcazione eritrea usata per il trasporto di migranti affondò nel Canale di Sicilia. Si trattò della più imponente strage di migranti nel Mediterraneo, con il computo delle vittime accertate limitato ad "appena" 169, tanti quanti sono i corpi effettivamente recuperati finora dal relitto, ma stando ai racconti dei 28 sopravvissuti tra le 700 e le 900 persone erano presenti sull'imbarcazione. A un anno esatto da quella tragedia, il Mediterraneo deve fare i conti con una nuova strage di innocenti.

Sottoscrivi questo feed RSS

Categorie corsare

Rubriche corsare

Dai territori

Corsaro social

Archivio

Chi siamo

Il Corsaro.info è un sito indipendente di informazione alternativa e di movimento.

Ilcorsaro.info