Menu

Deprecated: Non-static method JSite::getMenu() should not be called statically, assuming $this from incompatible context in /home/ulpeyygx/domains/ilcorsaro.info/public_html/templates/gk_news/lib/framework/helper.layout.php on line 181

Deprecated: Non-static method JApplication::getMenu() should not be called statically, assuming $this from incompatible context in /home/ulpeyygx/domains/ilcorsaro.info/public_html/includes/application.php on line 536

Recuperare il filo: fra il labirinto greco e il minotauro europeo

Recuperare il filo: fra il labirinto greco e il minotauro europeo

Non hanno perso tempo le grandi testate internazionali e nostrane a riportare le esternazioni di alcuni ministri delle finanze dall’eurogruppo di Riga dello scorso 24 aprile, che avrebbero definito Varoufakis un ‘dilettante’ e ‘giocatore d’azzardo’, stanchi del suo modo ‘irresponsabile’ di condurre il negoziato greco. Certo, niente male per un dilettante tenere testa da solo, senza cedere di una virgola nelle proprie posizioni, ad un Eurogruppo che per l’ennesima volta ha rispedito al mittente i contenuti del programma di riforme alternativo del governo greco, chiedendo di procedere con nuovi tagli alle pensioni e alla spesa pubblica, nuovi licenziamenti dal settore pubblico e ampie privatizzazioni.

E forse tutt’altro che irresponsabile è condurre un negoziato proprio sulla base di un accordo di massima già raggiunto lo scorso 20 febbraio in seno all’Eurogruppo, in cui il governo greco aveva già fatto passi indietro rispetto all’attuazione del programma di Salonicco, proprio per arrivare a un compromesso realistico e onorevole con i governi creditori dell’eurozona. Garantire il rimborso dei debiti e la sostenibilità delle finanze greche, ma prendendo i soldi stavolta dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, per fronteggiare da subito la gravissima crisi umanitaria che da anni il popolo greco sta pagando a causa di politiche d’austerità decise e imposte a tavolino da quelli che si sarebbero presto rivelati ben più pericolosi e irresponsabili ‘dilettanti’.

E’ vero, la ‘costruttiva ambiguità’ dell’accordo di febbraio (come aveva chiosato Varoufakis) ridava al governo greco la possibilità di scriversi da solo le riforme strutturali, ma rinviando di soli 4 mesi il beneplacito dell’Eurogruppo al piano di riforme e il conseguente sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7 miliardi di euro. Pochi mesi davvero per un vasto piano contro l’evasione e la corruzione in un Paese, come la Grecia, che proprio a queste due piaghe deve in gran parte il deteriorarsi delle sue capacità di crescita: guarda caso le stesse che hanno prosperato a lungo, prima e dopo la crisi, sotto i governi socialisti e conservatori tanto sponsorizzati in campagna elettorale dalla Troika. Pochi mesi, in cui non cambiano certo i rapporti di forza all’interno dell’Eurogruppo, con i partiti al governo in Spagna, Portogallo e Irlanda tra i più solerti difensori dell’austerità che, più degli alti livelli di disoccupazione e povertà in casa loro, temono come la peste il nuovo corso inaugurato dal governo di Syriza: accanirsi su Varoufakis all’Eurogruppo per cercare di affossare pericolosi avversari come Podemos e l’Izquierda Unida in Spagna, la coalizione democratica unitaria in Portogallo o Sìnn Fein in Irlanda. Inutile anche fare affidamento a governi amici a parole e opportunisti di fatto, come quelli francese e italiano, sempre pronti a non saltare dal carro della Merkel. E sì, poi c’è il governo tedesco. Lo stesso che solo il giorno prima aveva dato segnali di apertura e dialogo a Tsipras in visita ufficiale a Berlino, salvo poi indossare i soliti panni di uno Schäuble che vede crescere sempre più consenso in Europa attorno alla linea di un’uscita della Grecia dall’euro come soluzione concreta per tagliare la testa al toro (e allo stesso tempo alle sinistre in Europa).

Ma su una cosa i ministri dell’Eurogruppo hanno ragione: Varoufakis è un ‘perditempo’ e un ‘giocatore d’azzardo’. In un partita del genere, dove le carte in mano sono poche e la posta in gioco è altissima, non esistono alternative all’azzardo: a parte la resa.

Non muovendo un passo indietro sulla mediazione raggiunta febbraio e senza scomporsi di fronte al fuoco incrociato al tavolo dell’Eurogruppo, il governo di Syriza rimette interamente la responsabilità di una possibile uscita dall’eurozona della Grecia nelle mani della Germania e dei partner europei. La Grecia non è probabilmente nelle condizioni di sostenere un’uscita dall’euro da sola (link a Brancaccio). Di sicuro però il governo greco sta facendo di tutto per non restare isolato nel caso si dovesse realizzare davvero il Grexit: le notizie diffuse recentemente sui 15 miliardi in arrivo da Russia e Cina, per quanto smentite dal governo greco, lasciano intravedere un possibile avvicinamento strategico della Grecia a un blocco geopolitico in crescente tensione con Unione europea e Stati Uniti. Uno scenario, al momento solo ipotetico, le cui ripercussioni internazionali però non sarebbero affatto secondarie.

Inoltre, le certezze di Schäuble circa un’uscita della Grecia indolore per il resto dell’Eurozona potrebbero non essere poi così solide. Di sicuro sono cambiate molte cose rispetto al 2012, quando Angela Merkel aveva optato per il secondo bailout greco, contro la linea del suo ministro delle finanze, sotto la pressione dei maggiori gruppi bancari e industriali tedeschi, , fra i maggiori creditori privati della Grecia, che temevano più in generale, le conseguenze di un rischio di contagio immediato per tutta l’Eurozona, con il possibile fallimento dell’euro e la perdita dei vantaggi competitivi portati dalla moneta unica alle esportazioni tedesche. Oggi le carte in tavola sembrano cambiate: le grandi banche tedesche e francesi sono state ripagate con termini più che vantaggiosi, il principale creditore resta il Fondo Monetario Internazionale, con 775 milioni di euro da rimborsare entro il 12 maggio, e dal ministero delle finanze tedesco alle colonne dei maggiori quotidiani finanziari si continua a ripetere che l’uscita della Grecia dall’euro non avrebbe alcuna reale conseguenza per la stabilità dell’eurozona. Come un mantra, una formula propiziatoria, appunto: perché le reali conseguenze di un’uscita della Grecia dall’euro non si giocherebbero certo solo sui dati economici, ma sul piano politico dei rapporti di forza a livello europeo e internazionale. Cose su cui anche i mercati sono molto sensibili. E a ricordare questo piccolo particolare ai ministri delle finanze dell’eurogruppo è proprio un colosso finanziario giapponese, Nomura, che in un research report sulla crisi greca ha messo in guardia sull’imprevedibile reazione dei mercati a una prima frammentazione dell’eurozona, sulla possibilità di una reazione a catena sui Paesi europei più colpiti dalle politiche di austerità e sulla disintegrazione dell’eurozona come scenari che non possono essere scartati a priori. Per quanto quindi i ministri delle finanze cerchino di convincersi del contrario, le conseguenze di un Grexit restano incerte e quindi potenzialmente pericolose per l’esistenza della moneta unica. Quello sì, quindi, che sarebbe un azzardo imperdonabile per il governo tedesco e soci.

Infine c’è la carta della ‘responsabilità politica’ di espellere uno stato membro dall’eurozona: cosa che nessuno dei Paesi europei, meno che mai la Germania, sarebbe felice di assumersi. All’indomani della vittoria di Syriza e l’insediamento della nuova Commissione europea, Juncker è sempre stato categorico nell’escludere da principio una qualsiasi ipotesi di uscita dall’euro per la Grecia, dando vita a un vero e proprio braccio di ferro tra Commissione ed eurogruppo sul negoziato. Questo non significa che la Commissione sia alleata del governo Tsipras, essendo al contrario una delle istituzioni della vecchia e nuova Troika, e restando il suo Presidente un degno rappresentante del peggior establishment conservatore che l’Europa possa offrire, in grado di essere indagato a poche settimane dalla sua elezione per favori fiscali ad aziende multinazionali in territorio lussemburghese ai tempi della sua presidenza. Ma, in quanto ‘custode dei trattati’ la Commissione ha un interesse innanzitutto istituzionale ad evitare ogni possibile frammentazione dell’UE e proprio su questo Tsipras e Varoufakis sanno di poter contare ai tavoli delle trattative.

Per quanto poche, quindi, non mancano a Varoufakis delle carte per giocare sul tavolo dell’Eurogruppo una partita in cui puntare a ‘logorare’ gli avversari, lasciando a loro l’onere di fare la mossa che potrebbe segnare il destino della Grecia, ma allo stesso tempo quello di tutta l’UE. Ma la carta più forte per il ministro delle finanze greco e per il governo Tsipras rimane quella di un consenso popolare che in Grecia non smette di crescere. I capitali fuggono, mentre la dignità di un popolo resta ferma dov’è. Ed è forse questa la carta che desta più nervosismo tra i tavoli dell’Eurogruppo: quella della democrazia, che spariglia tutto il resto.

Torna in alto

Categorie corsare

Rubriche corsare

Dai territori

Corsaro social

Archivio

Chi siamo

Il Corsaro.info è un sito indipendente di informazione alternativa e di movimento.

Ilcorsaro.info