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Riforma del sistema carcerario: l'Europa ed il mezzo monito di Napolitano

carcere sovraffollato cellaIn occasione del 196° anniversario di costituzione della Polizia Penitenziaria, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è rivolto al capo del Dipartimento di Polizia Penitenziaria, Giovanni Tamburrino, esprimendo "il più sentito apprezzamento per l'impegno generoso e la sempre maggiore professionalità con cui adempiono alle loro funzioni. Nell'esercizio dell'attività di vigilanza loro affidata, essi fronteggiano quotidianamente le situazioni di disagio, di sofferenza e di rischio che la pesante realtà carceraria comporta consentendo di far fronte, con spirito di abnegazione e profondo senso dell'istituzione, alle carenze del sistema, che hanno raggiunto soglie di criticità non più ammissibili".

L'auspicio del Capo dello Stato, secondo cui occorre "assicurare l'effettivo rispetto del dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanità cui debbono corrispondere i trattamenti relativi all'espiazione delle condanne penali", è che Governo e Parlamento "assumano rapide decisioni che conducano a dei primi risultati concreti". Nessun cenno da parte del Capo dello Stato, nel rituale e stantio messaggio di auguri a un'istituzione come quella della Polizia Penitenziaria, agli errori che questa ha potuto commettere in questi anni e  nel contempo un solo breve alla questione più grave: la condizione dei detenuti.

Tutto questo a pochissimi giorni dall'ennesima condanna nei confronti dell'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti Umani per la continua violazione delle norme in materia di rispetto dei detenuti. Ha spiegato a tal proposito la radicale Rita Bernardini: "I moniti del Presidente della Repubblica sono sicuramente importanti, ma la nostra è una situazione che si attesta ormai al di fuori della legalità e che è stata sanzionata più volte dall’Europa. E’ evidente che fino ad ora gli interventi fatti sul fronte carcerario non hanno assolutamente eliminato il problema strutturale che vive il nostro paese".

La Bernardini boccia anche l'invito del Capo dello Stato ad approvare un disegno di legge sul quale il Governo era già al lavoro: "L’intervento di oggi fa riferimento a misure sulle pene alternative che erano già in discussione verso la fine della precedente legislatura e che poi rimasero lettera morta per la fine anticipata del governo. Queste misure erano tuttavia già di per sé assolutamente inadeguate, così come l’intervento sul fronte delle depenalizzazioni, tanto che la stessa Severino lo ritirò perché ininfluente. Entrambi non possono affrontare l’emergenza umanitaria nelle nostre carceri".

Le parole di Napolitano creano ancora più disagio se si pensa che giungono a poche ore dalla sentenza di primo grado per la morte di Stefano Cucchi, che è divenuta oggetto di dibattito e che molta indignazione ha suscitato nell'opinione pubblica, tant'è che il messaggio del Capo dello Stato è stato sommerso dalle parole pronunciate da Ilaria, la sorella del geometra 31enne morto, secondo quanto affermato da Carlo Giovanardi, "perchè invece di assisterlo e curarlo i medici hanno preso per buone le dichiarazioni di sciopero della fame di una persona che non sapeva gestirsi, debole e indifesa".

Ha commentato Ilaria Cucchi: "Sono veramente commossa dall'attenzione e dal calore di tutti, tantissimi, coloro che ci danno manifestazione di solidarietà e vicinanza. Finché saranno con noi andremo avanti. Gli avvocati degli agenti minacciano querele, i sindacati dei medici protestano, gli infermieri si inalberano e lasciano intendere che Stefano sia morto per colpa sua o peggio, nostra, i magistrati si sentono offesi". Di storie come quella di Stefano Cucchi, in Italia, ne esistono molte; qualche tempo fa scrivevano delmistero sul decesso di Marcello Lonzi. Storie che gridano "verità" e sulle quali occorre riflettere. Certo, ogni storia ha il suo rovescio della medaglia, come testimonia il suicidio di una guardia carceraria, a fine aprile, nel carcere minorile di Monteroni, in provincia di Lecce, ma occorre ricordare che a togliersi la vita in carcere sono stati sessanta detenuti lo scorso anno e già 23 quest'anno.

Il presidente Napolitano, dunque, faccia in modo che il suo messaggio prescinda dalla vuota cerimonia indetta per l'anniversario della nascita della Polizia Penitenziaria e diventi un concreto punto di partenza per una riforma del sistema carcerario che riguardi l'ennesimo, inutile tentativo di approvare un'amnistia o un indulto, ma che parta, come propone Antigone insieme a decine di associazioni, dall'istituzione di un Garante nazionale dei diritti delle persone detenute e dall'utilizzo sempre più ampio di misure alternative alla restrizione della libertà personale. 

Riforma del sistema carcerario su cui anche Lara Comi, europarlamentare del Pdl, ha posto l'accento in settimana, sottolineando che "due dati allarmanti lo impongono: il tasso di sovraffollamento carcerario pari al 148% (dato del 2012) e il 40% circa dei detenuti che è in attesa di giudizio, questo vuol dire che quasi uno su due si trova in galera da innocente. La soluzione non può essere quella di costruire nuove carceri, ma è necessario predisporre subito un’efficace riforma della giustizia penale, nella direzione della semplificazione".  

Occorre coraggio. Si è perso già troppo tempo e si stanno piangendo troppe vittime innocenti. 

Ancora una volta "è l'Europa che ce lo chiede".

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