Operazione casta: volevano Montezemolo, si ritrovarono Grillo

La questione è però un'altra e la si scopre leggendo l'articolo. Massimo Muchetti, per chi non lo sapesse, è stato vicedirettore del Corriere della Sera fino a gennaio 2013, quando ha lasciato per entrare a far parte dell'agone politico. L'ex notista economico del quotidiano di Via Solferino, commentando l'indignazione diffusa nei confronti della “casta”, si lascia scappare una frase molto ambigua: “Ho lavorato fino al 2012 al Corsera che ha avuto il merito di denunciare con le grandi inchieste dei Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sprechi, malversazioni e privilegi. Fu, quella,un'intuizione giornalistica penetrante dell'allora direttore, Paolo Mieli. Ma lo stesso Corriere e il sistema dei media nel suo complesso non sono riusciti a sfidare realmente la classe politica sul piano delle soluzioni”.

Poi, nemmeno tanto incalzato dal suo intervistatore, Goffredo Pistelli, toglie ogni dubbio ad eventuali fuorvianti interpretazioni: “Quelle inchieste si accompagnavano a una campagna politica che, mettendo in luce le debolezze reali del governo Prodi, puntava sui tecnici che avrebbero dovuto avere alla loro testa Montezemolo. Una grande idea giornalistica, una piccola idea politica. E alla fine, complice una politica cieca, la guerra alla Casta senza la capacità di proporre alternative reali ha generato il Movimento 5 Stelle. Che ora attacca politici e giornalisti”.

Riassumendo, secondo quello che per anni è stato il vice di Paolo Mieli al Corriere della Sera, il noto quotidiano italiano denunciava le “malefatte della casta” per un chiaro obiettivo politico, da Muchetti con ogni probabilità non condiviso: un governo tecnico a guida Montezemolo. Poi questo progetto sarebbe fallito, spianando di fatto la strada a Beppe Grillo e al Movimento 5 Stelle che della lotta ai privilegi della casta parlamentare hanno fatto e fanno il primo e più importante cavallo di battaglia.

Fantapolitica? Potremmo considerarla come tale, se l'accusa, netta, non venisse appunto da chi per anni ha lavorato fianco a fianco con quelle “penne” delle quali oggi ne denuncia il progetto di instaurazione di governo tecnocratico, a guida Confindustria, miseramente fallito.