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Memorandum per il ministro: quando Saccomanni diceva no alla precarietà e sì al welfare universale

Memorandum per il ministro: quando Saccomanni diceva no alla precarietà e sì al welfare universale

Nel nostro Paese, si sa, la memoria è un orpello della coerenza, vista l'incapacità della classe dirigente di costruire politiche di prospettiva e di mantenere una certa uniformità in ciò che si afferma. Questo è particolarmente vero quando si parla di giovani. Siamo pur sempre il Paese delle rettifiche e delle smentite, e troppo spesso delle smentite delle smentite: un Paese in cui i messaggi che ci vengono inviati non sono mai chiari e le azioni mai consequenziali, dove nessuno si assume le proprie responsabilità.

Un esempio? Nel 2011 l’allora Direttore Generale della Banca d'Italia e attuale Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni leggeva un intervento di fronte a una platea composta da rampanti rampolli che mandano avanti le botteghe dei loro papà, meglio conosciuti come i giovani di Confindustria, riuniti per l’occasione nel loro 41° convegno. Al cospetto di tale platea, Saccomanni descriveva una condizione giovanile drammatica, dove il dramma del precariato, i bassi salari e l'alto numero di disoccupati rischiavano “di cancellare una o più generazioni". L'allora Direttore ovviamente saldava le sue considerazioni alle valutazioni fatte qualche giorno prima dal suo predecessore Mario Draghi (ve lo ricordate, quello lì della Bocconi - come Mario Monti - che doveva salvare l'Europa?).

Dopo aver sviscerato alcuni dati, Saccomanni affermava che "l'assenza di un sistema universale di protezione sociale ha penalizzato molti giovani che sono più esposti alla perdita del lavoro e che hanno meno requisiti per accedere agli strumenti di welfare disponibili". Proseguiva poi affrontando un nodo spinoso, affermando che "ai giovani è stato imposto un prezzo elevato delle politiche di riequilibrio strutturale della finanza pubblica attuate negli ultimi venti anni: l'onere più gravoso delle necessarie modifiche introdotte al sistema pensionistico ha pesato per tutti coloro che sono nati dopo il 1970". Infine esaminava il sistema di istruzione e formazione primaria, che necessitavano, a suo dire, di interventi urgenti soprattutto dal punto di vista delle risorse. A quel punto, per evitare di annoiare oltre i giovani industriali con la lista – che ovviamente non conteneva alcuna proposta seria – dei problemi degli "sfigati", Saccomanni dedicava il resto del suo intervento al capitolo i "giovani e l'impresa".

L'elenco fatto dall’allora Direttore Generale della Banca d’Italia è oggi ancora valido, anzi più che mai attuale, e necessita di essere arricchito da proposte e interventi urgenti. Precarietà e welfare universale, pensioni, formazione e occupazione di qualità sono i capitoli primari su cui è necessario impiegare risorse ed energia. Tuttavia, nella legge di stabilità messa a punto dallo "splendido" oratore del 2011, di tutto ciò non vi è traccia. Tutt’altro: gli interventi intrapresi dall'inizio del mandato ministeriale sono timidi e controproducenti e, come dimostrano i dati di questi giorni, rischiano di peggiorare la situazione. Infatti, come evidenzia il resoconto della prima settimana utile alle imprese per inviare le domande per accedere al bonus assunzioni under 30, indirizzato alle fasce più disagiate, sono state 9500 le richieste inviate all'INPS per un importo impegnato fino ad oggi di circa 105 milioni di euro, pari al 13,2% del totale stanziato (794 milioni di euro). Facendo due conti, il totale sarà di 66500 giovani coinvolti, a fronte dei duecentomila promessi dal governo.

Il Ministro Saccomanni dovrebbe riprendere questo suo intervento pubblico a mo’ di memorandum, e intervenire immediatamente ascoltando le rivendicazioni e le proposte che vengono dal basso, invece di limitarsi ad interventi deboli e inefficaci.

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