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A cosa serve una costituzione? E se dopo Trump arrivasse Salvini?

A cosa serve una costituzione? E se dopo Trump arrivasse Salvini?

Quando si discute di scenari post referendari tutti si concentrano su quel che accadrà nelle settimane successive al voto. E se provassimo invece a spostare l'orizzonte temporale leggermente più in là?

Siamo nel 2018. La riforma costituzionale è entrata in vigore in seguito alla vittoria a sorpresa di Renzi, nel dicembre di due anni prima, nel referendum andato in scena mentre il mondo era ancora sotto shock per il successo di Trump.

Il quadro politico è diviso e lacerato, il paese è sempre più disilluso nei confronti della politica. Dopo aver conquistato, contro ogni aspettativa, oltre 15 milioni di voti nella consultazione referendaria, Renzi è convinto di poter vincere qualunque sfida elettorale.

Facendosi beffa di Cuperlo e della minoranza del partito, si è prevedibilmente rimangiato ogni promessa sulla legge elettorale: l'Italicum resta sostanzialmente invariato e si rilancia il progetto del "partito della nazione". Verdini entra in maggioranza.

A sinistra del Partito Democratico fatica a prendere corpo un'alternativa credibile. I Cinque Stelle, penalizzati dall'insuccesso nella gestione della città di Roma, calano nei sondaggi. La sfiducia nelle istituzioni cresce.

L'Europa, che aveva allentato i cordoni della borsa per consentire a Renzi di distribuire qualche bonus e recuperare i voti necessari a vincere, torna a batter cassa. La Banca Centrale Europea invia una nuova lettera con ulteriori disposizioni da adottare in materia di conti pubblici e riforma del mercato del lavoro. La crisi morde sempre di più.

Dopo il ritiro di Silvio Berlusconi dalle scene, a destra non c'è gara: Salvini vola nei sondaggi e gira l'Italia riempiendo di gente arrabbiata le piazze del nord e del sud. Dopo aver usato strumentalmente la campagna referendaria del no per costruire comitati anche nel sud Italia, la Lega non è più un fenomeno solo territoriale.

La legislatura volge al termine, le elezioni si avvicinano e Matteo Renzi è favorito, sostenuto da larghissima parte dei media e delle classi dirigenti italiane ed europee. Sìalvini incassa però il sostegno di Trump e Le Pen, rispettivamente presidenti di Stati Uniti e Francia.

Al primo turno l'affluenza crolla sotto il 50%, il Partito Democratico si ferma al 34%, diversi punti percentuali in meno del previsto. La Lega, che accoglie al suo interno anche candidati di Casa Pound e Forza Nuova, arriva al 26% e di poco supera il Movimento Cinque Stelle che raccoglie il 25,6%. Il resto dei voti si dividono tra quel che rimane di Forza Italia e dei centristi e una sinistra che non ha saputo rinnovarsi e risultare una credibile risposta alla rabbia e alla domanda di cambiamento.

Ai sensi della vigente legge elettorale, si arriva al ballottaggio e lo scontro tra i "due Matteo" si fa durissimo. Salvini picchia duro contro Euro e immigrati, Renzi fa appello alla responsabilità, alle istituzioni da difendere, all'unione sacra contro i populisti. Solo una parte del risicato elettorato di sinistra si reca alle urne turandosi il naso per fermare i fascisti, tanti restano a casa sfiduciati, una parte degli elettori grillini sceglie di votare contro Renzi, gli altri non votano. A sorpresa molti che al primo turno non si erano recati alle urne scelgono di votare, e votano contro chi li ha governati in questi anni difficili.

Come auspicato da tanti grazie al nuovo assetto istituzionale "la mattina dopo le elezioni sappiamo chi ha vinto": Matteo Salvini sul filo del rasoio supera Matteo Renzi e conquista il premio di maggioranza alla Camera. Mattarella assegna al leader leghista l'incarico di formare il governo.

Non ci sono contrappesi adeguati e Salvini è libero di governare il paese senza limiti. In pochi mesi accade di tutto: chiusura delle frontiere e sospensione dei programmi di salvataggio in mare; tagli alla scuola pubblica; privatizzazione del sistema carcerario e "riforma" in senso autoritario del codice penale; ronde di cittadini e vigilanti nelle città italiane; riforma della fiscalità con l'introduzione della flat tax che cancella ogni forma di progressività nella tassazione e favorisce i più ricchi del paese. La guerra dilaga nel mondo.

Pochi mesi dopo l'insediamento del nuovo governo, Mattarella si dimette per motivi di salute e si aprono le danze per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Con 340 deputati e 35 senatori conquistati specialmente nelle regioni del Nord Italia, alla Lega servono solo altri 63 voti per giungere al quorum di 438 ossia i ⅗ dei votanti (nell'improbabile ipotesi in cui votassero tutti i Parlamentari) per eleggere il Presidente della Repubblica in settima votazione, come previsto dall'art. 83 della nuova Costituzione. Ce la farà Umberto Bossi a diventare presidente della Repubblica?

Surreale? Impossibile? Uno scenario buono solo per una puntata della serie tv Black Mirror? Dopo la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti quale scenario ipotetico è da considerare veramente irrealizzabile?

Quella appena descritta potrebbe essere solo una speculazione irrealistica, ma potrebbe anche diventare la realtà da qui a 18 mesi. A cosa servono le costituzioni? Di certo non a tutelare un paese in tempi di progresso e ragionevole buon senso, ma ad arginare il baratro, a limitare la concentrazione del potere quando il buon senso sembra smarrito e il senso comune impazzito. Le costituzioni servono a fermare le peggiori derive che si possano immaginare.

La riforma costituzionale che Renzi si è cucito addosso pensando di riuscire a darsi da solo un potere senza limiti potrebbe diventare l'ennesimo boomerang dell'establishment in crisi spalancando davvero la porta ai peggiori incubi per il nostro paese.

Volete la stabilità? Volete arginare il pericolo delle derive xenofobe e autoritarie? Volete rifiutare la guerra tra poveri come forma di ricatto e di governo imposta alle nostre vite? Volete una costituzione che non sia in balia delle onde e dei governi? Il 4 dicembre, al referendum costituzionale, votate No. E dal 5 dicembre rimbocchiamoci le maniche, perché c'è da costruire davvero l'alternativa alla barbarie.

Meglio una costituzione antifascista, che una che apre la strada ai fascisti. Meglio impegnarsi che restare a guardare.

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