Il tanfo sui bus di Roma: lo scandalo dei fondi neri

Incredibile a dire il vero è un termine inesatto: perfettamente credibile, visto lo stato dell’azienda, da decenni ridotta a selva di clientele, rese un po’ più intricate dal cambio della guardia al Campidoglio avvenuto nel 2008. Eppure, quando rivelato dall’inchiesta di Daniele Autieri e Carlo Bonini ha del sensazionale pure per Atac e per Roma: in un bunker “segreto”, da anni si stamperebbero biglietti clonati, per un valore di 70 milioni di euro. Una vera zecca battente “carta moneta”, rivela un dipendente dell’Atac (…che dimentica che neanche la Banca d’Italia può più farlo, sic!), utilizzabile grazie all’assenza di controlli – le macchinette obliteratrici non sarebbero settate in modo da riconoscere il codice di un biglietto già utilizzato, come invece dovrebbe avvenire – che andrebbe, come neanche nei peggiori incubi di un Antika$ta, a finanziare i partiti responsabili da anni di questo sistema di potere bipartizan. Nell’inchiesta si cita addirittura un “patto” avvenuto all’indomani dell’elezione di Alemanno e dell’avvenuta operazione di spoil system, per preservare sia i ruoli operativi, fondamentali per il mantenimento dello status quo, che per assicurare una equa spartizione dei proventi, di modo da evitare lo spione di turno. Un bunker segreto solo tra virgolette, perché sulla vicenda aveva già indagato la Guardia di Finanza, e addirittura un audit interno dell’azienda captiolina, datato 3 agosto 2012 e consegnato alla procura di Roma.

In attesa che emerga a galla tutto – e non sia mai che nell’operazione di spurgo rientri pure l’Ama.. – si può già affermare che una vicenda di questa portata segna un unicum persino nel variegato panorama della mala amministrazione romana. In una città vessata dal traffico, dove le metropolitane si allagano quando piove e l’Atac, mentre per far fronte a un buco di 179 milioni per il solo esercizio 2011 ha decretato l’aumento delle tariffe e la scomparsa di fasciazioni ridotte per studenti (del resto mai garantite alle migliaia di fuorisede non residenti), non solo spende 118,3 milioni per una nuova sede, ma destina stabilmente almeno 70 milioni al finanziamento dei partiti romani. E i partiti che si opponevano sapevano? Godevano anche loro del “patto bipartizan”? Non basta la corruzione individuale, diffusa ad ogni livello e in ogni sede: mentre lo scandalo Fiorito continua produrre nuove rivelazioni, è l’anonima denuncia di un dipendente ad un quotidiano a gettare luce su quella che – c’è da augurarselo – rischia di diventare l’Armageddon della dirigenza della municipalizzata più odiata dai romani. Che dovrebbero prendere più sul serio la poetica strofa: «Brutta merda: io non pagherò / perché quest’Atac non vale un cazzo!»

Da subito le prime reazioni e mobilitazioni: su facebook parte il tam tam per lo sciopero del biglietto "Roma non paga l'Atac". I promotori dell'iniziativa chiedono che

- vengano chiarite le responsabilità di questa ignobile vicenda

- vengano azzerate le cariche dei dirigenti atac

- vengano stanziati investimenti straordinari per la mobilità sostenibile con particolare attenzione alle zone meno servite

- vengano attivate/ripristinate convenzioni sui trasporti per studenti, fuori sede e fasce meno abbienti