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Como: centinaia di migranti accampati aspettano di passare il confine

  • Scritto da  Luca Mistrello
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Como: centinaia di migranti accampati aspettano di passare il confine

Da più di un mese a Como è nato un nuovo campeggio nei pressi della stazione di S. Giovanni, i villeggianti però non sono lì per godere dei romantici scorci del lago. Centinaia di migranti, provenienti principalmente dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Somalia e dal Sudan, sono bloccati lì nel tentativo di procedere verso la Svizzera, nella maggior parte dei casi per raggiungere la Germania. Sono quasi tutte persone che fuggono da persecuzioni e negazione dei diritti civili, e che tentano di raggiungere parenti ed amici già arrivati in Europa.

La frontiera Como – Chiasso era diventata un punto di transito dopo la chiusura della frontiera austriaca e di quella francese, ma da circa un mese la Svizzera ha deciso di non far passare più stranieri senza documenti validi. Il controllo che viene effettuato sui treni è su base ‘cromatica’: arrivati a Chiasso tutti i passeggeri di colore vengono fermati e gli viene chiesto un documento, i profughi vengono fatti scendere dal treno e accompagnati dentro alcune stanze dietro una rete che è stata montata in stazione per essere identificati. Qui i migranti raccontano di essere trattenuti per ore, a volte per un giorno intero, di subire trattamenti degradanti, come essere spogliati e ispezionati nelle parti intime. Nessuna violenza fisica ma comportamenti inutilmente vessatori agiti probabilmente con lo scopo di disincentivare i tentativi di passaggio. La quasi totalità di loro viene respinta verso la frontiera con l’Italia, i minori accompagnati nella case di accoglienza della zona, alcuni deportati verso gli hot spot del sud Italia, come quello di Taranto. Da questi luoghi molti di loro ritornano poi alla stazione di Como, e nuovi ne arrivano ogni giorno, e il gioco ricomincia.

Le persone che dormono alla stazione di Como arrivano con un bagaglio molto leggero, impreparate alle temperature sempre più basse delle ultime notti, di fronte a questa emergenza si sono subito attivati diversi soggetti della città. Dalla Caritas e la Croce Rossa, a volontari provenienti da partiti, reti studentesche, pastafariani, membri di collettivi della zona, e molti volontari indipendenti che si sono mossi per coprire i bisogni che emergono di giorno in giorno. Sono state allestite alcune tende per i soggetti più delicati, un presidio medico attivo la mattina e la sera in stazione, una mensa e delle docce. Tutti questi servizi però sono su base volontaria, e alcuni di loro rischiano di cessare a settembre, quando gli istituti che li ospitano riprenderanno le loro attività. Nel frattempo il Prefetto si rifiuta di dichiarare lo stato di emergenza e anche sull’allestimento di alcuni container attrezzati per ospitare i migranti è in corso una trattativa con il Comune che non sembra risolversi.

Alcuni volontari però non si accontentano di fornire ai migranti i servizi fondamentali, di nutrire e coprire queste persone, ma vogliono parlare con loro. Da qualche settimana diversi volontari indipendenti hanno cominciato a frequentare assiduamente la stazione e chi in questo momento la abita, attivando un generatore di corrente per ricaricare i telefonini che nel giro di qualche giorno si è trasformato in una tenda info point decisamente attrezzata. La rete di volontari indipendenti sta crescendo e si sta organizzando attorno a questo luogo, ed è formata da attivisti della città e della zona, nonché da diverse persone dal resto d’Italia, e d’Europa e che hanno deciso di passare un po’ di tempo a Como per sostenere quest’emergenza, alcuni di loro sono già stati in altri luoghi di frontiera percorsi da situazioni simili, come Idomeni o Ventimiglia.

como migranti in assembleaI colloqui con i migranti si sono trasformati in assemblee che si tengono ogni sera, in cui si cerca di dialogare con tutte le comunità presenti attraverso la traduzione degli interventi in almeno 4 lingue, questo grazie all’aiuto dei membri dei gruppi migranti che parlano meglio l’inglese e il francese, si cerca di capire quali sono i bisogni e le richieste dei migranti, di conoscere le loro storie, in modo da poterle comunicare più efficacemente verso l’esterno. Da queste assemblee è nata una lettera per la città, scritta e concordata dai migranti stessi. Si cerca inoltre di informare il più possibile i migranti sulla situazione nel mondo circostante, su quali sono le leggi che li riguardano, i loro diritti e le possibilità a seconda della loro storia o provenienza.

A questo scopo vengono quasi tutti i giorni in stazione degli avvocati dell’ASGI per fare workshop per volontari e migranti e colloqui personalizzati, un aspetto decisivo, in quanto molti di loro non sono correttamente informati sulle loro reali possibilità. Purtroppo le notizie che si possono dare loro non sono buone: le possibilità di arrivare in Germania sono molto limitate, le richieste di asilo politico accettate in svizzera sono estremamente esigue, e anche il programma di relocation, che permetterebbe ai richiedenti asilo in Italia di alcune nazionalità, tra cui quella Eritrea, di farsi trasferire in un altro Paese dove sono presenti dei familiari, non sta affatto funzionando.

È delle ultime ore la notizia che il Prefetto abbia annunciato dove verranno collocati i container per ospitare i migranti: nell’area Ex Rizzo di Via Regina Teodolinda, a più di un chilometro e mezzo dalla stazione. Per la gestione si procederà con una convenzione con la Croce Rossa e per l’ingresso gli ospiti dovranno essere identificati con i dati anagrafici e le impronte digitali. Sembra difficile che a queste condizioni i migranti accetteranno di buon grado di spostarsi in queste strutture, sembra difficile che con queste modalità di gestione il lavoro di contatto e di relazione dei volontari indipendenti potrà essere continuato.

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