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Cos'è accaduto a San Lorenzo? Non chiamatelo degrado

  • Scritto da  Federica Ciarlariello
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Cos'è accaduto a San Lorenzo? Non chiamatelo degrado

Tra giovedì e venerdì notte il corpo di una giovane donna è stato trovato senza vita in Via dei Lucani, in piena San Lorenzo. Non si conoscono ancora le circostanze precise della morte, ma sappiamo dall’autopsia che Desirée, è questo il nome ormai noto della ragazza di 16anni, è stata stuprata da un gruppo di uomini.

Per una donna apprendere questa violenza è stato devastante. E’ l’ennesima conferma che il mio sesso biologico mi espone al rischio concreto di subire una violenza fisica, oltre che alla costante esposizione alle violenze verbali e non verbali che le strade di ogni quartiere e di ogni città mi riservano.
Non passa giorno in cui ci ricordiate che noi, noi donne, siamo roba vostra, sì, di voi uomini, e che per questo potete commentarci, insultarci, applaudirci o fischiarci, che tanto se camminiamo è per essere gradite a voi, come in un gioco di ruolo in cui siamo comparse per far divertire il giocatore protagonista.

La quotidianità e la frequenza delle violenze vissute per strada, in università, a lavoro ed in famiglia ci portano spesso a soprassedere, certe volte per noia, certe volte per frustrazione, altre volte per paura. La rabbia spesso ci fa rispondere, e non so decidere se è più violenta la reazione di chi ci insulta e ci minaccia o di quelli che ci deridono, dicendoci che siamo noi ad essere esagerate, che era solo un complimento, una esternazione di eccitazione, un modo per farsi notare.

Il susseguirsi degli eventi e delle reazioni giornalistiche dopo lo stupro avvenuto a San Lorenzo, mi hanno lasciata esterrefatta. L’opinione pubblica si è concentrata su ogni dettaglio che ha circondato questa terribile morte, ha indagato tutte le circostanze contestuali, al solito la cronaca nera ha ricercato con viscida curiosità ogni minuzia della vita della ragazza, ma tutti, tutti i giornalisti ed i commentatori, hanno completamente ignorato la causa del fatto. Oggi, con queste righe arrabbiate, è a loro che mi rivolgo.

Abbiamo dovuto assistere alla discussione sulla cittadinanza degli stupratori, come se la violenza machista avesse un passaporto, e se davvero esistesse una correlazione tra la provenienza etnica e la commissione di violenze sessuali. Forse è il caso di ripeterlo: a stuprare sono gli uomini, siano essi neri, bianchi, gialli o a pallini. La campagna elettorale xenofoba del Ministro dell’Interno, poi, non può che essere una nuova più deprimente violenza al corpo di Desirée e di tutte le donne vittime di femminicidi. Il nostro corpo non è terra di conquista, il nostro corpo non è spazio di propaganda, la nostra vita non è espediente delle vostre conferenze stampa. Lo sappiamo bene che i fascisti ripuliti che ora alzano la testa in quartiere per difendere le donne sono i primi a volerci sottomesse, lo sappiamo bene che quando costoro alzano la voce contro gli immigrati che spacciano lo fanno per una lotta tra bande, che non vogliono vedere minato il loro controllo del territorio. E c’è di più, c’è qualcosa di più spaventoso da dover dire chiaramente: poco c’entra con anche il luogo in cui è avvenuta la violenza. Il capannone dismesso di sedicimila metri quadri, abbandonato e malmesso, divenuto piazza di spaccio, ci permette di riflettere sulla incapacità della politica di qualificare gli spazi, che siano pubblici o privati, ma ancora una volta è bene ricordarlo: non dipende da quel luogo la commissione di una violenza sessuale. Gli stupri avvengono ovunque, la violenza c’è ogni volta che un uomo pretende un rapporto senza un SI, sia in discoteca o in camera da letto, sia per strada o nella cucina della casa coniugale, sia da uno sconosciuto o dal tuo ragazzo. Discutere della necessaria riqualificazione del quartiere, del ritorno dell’eroina a San Lorenzo, della solitudine a cui è stata condannata la zona per una gentrificazione incontrollata, è non solo giusto, ma necessario. Tutto questo, però, non è la causa della violenza subita dalle donne. Perché la violenza abita le case dei Parioli come quelle di Corviale, viene compiuta dai morti di fame come dagli imprenditori in BMW, e ancora, la droga o l’alcool non trasformano gli uomini da femministi a bestie assassine. Le sostanze psicotrope al massimo disinibiscono, ma se un uomo è violento da ubriaco è perché è violento anche da sobrio. Toccherà ricordare, quindi, alla sindaca Raggi che vietare il consumo di alcool in quartiere dopo le 21, è una risposta non soltanto inutile, ma dannosa, perché il messaggio che lei invia è che la responsabilità degli stupri e dei femminicidi è nell’uso degli alcolici, deresponsabilizzando gli uomini e responsabilizzando le donne, che non solo non devono bere, ma che magari dopo le 21 sarebbe meglio stiano a casa.

Ma allora di cosa avreste dovuto parlare dopo la morte di Desirèe? Cosa si sarebbe dovuto indagare dopo l’ennesimo stupro?
Per rispondere alla domanda basterebbe ascoltarle, per una volta, le donne.
Le donne di tutto il mondo lo stanno urlando forte, dal movimento Non Una di Meno a quello del #Metoo, dalle piazze contro il Ddl Pillon a quelle per la equiparazione salariale. Basta ascoltare un movimento complesso e plurale, che ha un messaggio di denuncia forte e potente, come una marea: esiste una cultura violenta e patriarcale, che ha mille espressioni. Noi donne intendiamo abbatterla, e intendiamo farlo insieme agli uomini che stanno dalla nostra, convinte che la vittoria di questa lotta epocale liberi tutti e tutte.

E’ la cultura patriarcale che guida gli uomini nei loro comportamenti, che è la causa prima degli stupri e delle violenze. Non è il luogo abbandonato, non è l’alcool, non è la droga e non è lo spaccio. Non è la mancanza di una volante della polizia, che poi spesso i fischi e i complimenti arrivano proprio da quelle volanti. Sicuramente non è MAI colpa della donna, MAI, in nessun caso e in nessuna storia.
La cultura dello stupro esiste, solo liberandocene non ci saranno più violenze.
Allora una reazione che aiuta la battaglia contro gli stupri è quella che indaga la cultura della violenza, della sopraffazione e del machismo. La reazione della politica è la benvenuta se è quella di finanziare i centri anti-violenza, di prevedere un reddito per chi intraprende i percorsi di fuoriuscita dalla violenza, così da liberare le donne dal ricatto della dipendenza economica, di implementare l’educazione sessuale e relazionale nelle scuole e nelle università, perché la rivoluzione che cerchiamo è culturale, e passa prima di tutto dai luoghi di formazione.

Se per la violenza subita da Desirée vi siete sentiti male, allora, fateci un favore, non chiamatelo degrado. Fate una cosa giusta, venite oggi (venerdì 26 ottobre) alle 18:00, in Piazza dell’Immacolata a San Lorenzo, per dare un abbraccio collettivo a Desirée, per compiere un gesto di solidarietà e di lotta, stavolta è facile, si tratta di sentire cosa le donne hanno da dire.

Ultima modifica ilVenerdì, 26 Ottobre 2018 16:16
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