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Milano Zona C: una sfida culturale

  • Scritto da  Andrea Ragona
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"Non serve come lotta all'inquinamento" - scrive Libero - e i cittadini residenti in centro storico "vengono discriminati" perchè devono pagare per tornare nella loro casa - leggiamo sul Corsera. Sono queste le maggiori critiche lanciate dagli oppositori della zona C istituita a Milano dalla giunta Pisapia. Nessuna delle due critiche però sembra essere davvero fondata. Vediamo perchè.

 La lotta all'inquinamento.

Non serve per abbattere il PM10 dicono i detrattori di questa iniziativa. Il punto è che nessuno è così fesso da pensare che in una città come Milano, con fabbriche, riscaldamenti e milioni di mezzi inquinanti, basti bloccare il traffico in centro per risolvere il problema inquinamento. E infatti il Comune ha promosso la Zona C come attività volta a contenere il traffico: la delibera che la istituisce parla chiaramente di  "misure di contenimento del traffico veicolare". E' quindi una scelta politica relativa alla gestione della viabilità e quindi di governo della mobilità. La cosa ci sembra strana perchè per anni siamo stati abituati a pensare che il traffico si risolve creando strade e parcheggi. E'  però ormai assodato - e anche logico - che creare nuovi attrattori di traffico alla lunga non fa altro che aumentare il traffico. La svolta rispetto al passato sta proprio qui. Il problema del traffico non si risoverà creando nuove strade, ma riducendo il traffico (http://www.youtube.com/watch?v=eW-dtgBF_9E&feature=youtu.be).

La "discriminazione"

E qui viene l'infondatezza della seconda critica. Prima di tutto perchè non è vero che i residenti pagano come gli altri. Hanno 40 ingressi gratutiti e i successivi a 2 euro. Che, considerando 40 settimane lavorative in un anno, sono 320 euro in un anno. Ovvero meno di un euro al giorno. Ma ammettiamo anche che possa essere un problema. Scopo della zona C è proprio quello di costringere le persone a cui non serve l'auto a muoversi in maniera diversa: sono state potenziate le corse dei tram e reso gratutito l'abbonamento ai mezzi pubblici per disoccupati, cassaintegrati e precari fino a 32 anni. E quelli che hanno bisogno per forza dell'auto?, si dirà. Prima di tutto bisogna partire da un dato di fatto. Secondo studi UE il 40% degli spostamenti urbani è sotto i 5 km. Distanze ampiamente percorribili in bicicletta. Ma la zona C vuole prorpio cercare di stimolare la gente a muoversi in maniera alternativa, magari facendo car pooling (la media europea di utilizzo dell'auto è di 1,5 passegeri pro auto): questo non solo dimizzerebbe il costo annuo dell'ingresso nell'area C, ma porterebbe addirittura a un risparmio, andando a tagliare sui costi di benzina.

Insomma, passate le polemiche, i benefici dell'area C si vedranno ogni giorno di più. E quando anche gli automobilisti più incalliti capiranno che muoversi alternativamente conviene dal punto di vista economico, di tempo e di serenità anche loro mollerano l'auto. E l'inquinamento scenderà davvero, non in maniera saltuaria, ma strutturale.

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