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Una questione di priorità

  • Scritto da  Riccardo Pariboni
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Il nostro lungimirante Presidente del Consiglio, in un discorso al Senato, ci spiega che "I sacrifici per risanare il debito e far ripartire la crescita saranno equi" e che "Se falliremo, se non raggiungeremo le riforme che servono, saremo tutti sottoposti a condizioni ben più dure". Commossa, la ministra Fornero aggiunge che "Non c'e presa in giro ma e' solo il tentativo di salvare il Paese. Per tanto tempo il sistema pensionistico ha promesso a tante persone troppe cose, trasferendo il debito dai vecchi ai giovani. Un debito che e' diventato intollerabile. E' questo che ha richiesto una cura drastica perche' non nascondo che sia tale". L'ottimo Bersani puntualizza che "Davanti alla riforma delle pensioni certamente non può sfuggire che si è andati a toccare meccanismi che implicano anche gli ammortizzatori sociali. Il governo, ne sono certo, si rende conto che deve dare risposte al riguardo". Il sempre lucido Bonanni, parlando della riforma delle pensioni fa notare che "Noi vogliamo una trattativa e non una semplice consultazione. Serve una soluzione che deve essere improntata all'equità. La Cisl è consapevole che si va verso soluzioni rigorose, ma il presidente del consiglio ha promesso al senato e alle parti sociali che ogni decisione sarà sorretta dall'equità. E' esattamente quello che chiediamo". Eccetera eccetera.

In questo clima di ragionevolezza, di consapevolezza della fase difficile che attraversa il paese, di somme assunzioni di responsabilità, abbiamo quasi la tentazione di sentirci rassicurati, accuditi, coccolati, addormentati tra due guanciali.

Poi però scopriamo che, dal 1 gennaio 2011 fino al 26 dicembre, più di 1100 persone hanno perso la vita sul lavoro e ci viene fortissima la tentazione di fare qualche calcolo, sicurmente a sproposito. Se un anno di lavoro costa 1100 vite umane, quale è il costo di aumentare l'eta necessaria per andare in pensione di un anno? E di due? Quale è il prezzo dei "necessari sacrifici" che ci vengono richiesti? Quale prezzo, in termini di persone che perdono la propria vita per uno stipendio spesso da fame, spesso in nero, spesso nella precarietà più totale, siamo disposti a pagare per, come dice la sensibile e dolce Fornero, "salvare il paese" ? Per quanto, ancora, permetteremo che venga agitata la bandiera dell'unità nazionale per la salvezza di un sistema sociale che richiede un tributo giornaliero di tre morti?

Riprendiamoci tutto.

Ultima modifica ilLunedì, 21 Ottobre 2013 14:07
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