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Elena Monticelli

Elena Monticelli

Tutti i limiti del Reddito d’inclusione attiva

Fonte: sbilanciamoci.info

Il 22 luglio scorso è stato presentato dal Ministro del Lavoro Poletti il «Piano nazionale di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale» che, secondo quanto ribadito dalle dichiarazioni del Governo, dovrebbe essere finanziato nella prossima legge di stabilità.

Dalle informazioni reperibili fino ad ora, questo piano nazionale prevederebbe l’introduzione di una misura di welfare chiamata RIA – Reddito d’Inclusione Attiva, un assegno familiare per i nuclei aventi un ISEE inferiore a circa 3.000 euro, non beneficiari di altri trattamenti previdenziali o assistenziali rilevanti o comunque inferiori ad una determinata soglia. In cambio chi riceve il sussidio dovrebbe impegnarsi ad accettare di partecipare a percorsi formativi. La misura costerebbe 1,5 miliardi. “Quanto al finanziamento dei servizi per l'inclusione attiva, i territori potranno beneficiare di risorse del Fondo Sociale Europeo, e in particolare del PON Inclusione che il Governo ha presentato a Bruxelles e che la Commissione Europea ha approvato, per un ammontare di 1,2 miliardi nei prossimi sette anni.”1

Una settimana per il reddito minimo garantito

Si avvia a conclusione la settima "Settimana per il reddito di base in Europa". La settimana internazionale per il reddito di base nasce dall'esperienza e dalla partecipazione di numerosi attivisti e dalle tante iniziative che, dal gennaio 2013, hanno visto coinvolti 25 paesi europei per l'ICE, l'iniziativa dei cittadini europei, con la raccolta di oltre 300 mila firme nell'Unione europea per un reddito di base.

il docu-film "io sto con la sposa" irrompe al Festival di Venezia

Diciassette minuti di applauso e un lungo corteo di ragazze vestite da sposa spezzano la monotonia del rituale Festival di Venezia: molto più di un film "impegnato", il docu-film "Io sto con la sposa" rappresenta una sfida vinta anche su un piano politico-sociale che su oltre che artistico.

Reddito minimo garantito, tre proposte per una legge

In que­sti mesi sono state pre­sen­tate in Par­la­mento e ancora non discusse tre pro­po­ste per l’introduzione del red­dito minimo in Ita­lia: una del Par­tito Demo­cra­tico, una del Movi­mento 5 Stelle ed una di Sini­stra Eco­lo­gia e Libertà, le prime due pro­po­ste di legge d’iniziativa par­la­men­tare, l’ultima invece una pro­po­sta di legge d’iniziativa popo­lare, che ha rac­colto oltre 50 mila firme di cit­ta­dini ita­liani. La prima con­si­de­ra­zione da fare è che l’entità della misura nei tre testi di legge risulta molto simile, delle dif­fe­renze mag­giori si riscon­trano invece nei cri­teri dei accesso per risul­tare bene­fi­ciari. Innan­zi­tutto il testo di legge del M5S non pre­vede restri­zioni legate alla con­di­zione lavo­ra­tiva (non fa accenno a situa­zioni di disoc­cu­pa­zione, pre­ca­rietà inat­ti­vità), pre­ve­dendo quindi un cri­te­rio più largo legato esclu­si­va­mente alla cit­ta­di­nanza e alla neces­sità dei gio­vani com­presi tra i 18 ed i 25 anni di pos­se­dere un titolo di stu­dio rico­no­sciuto dall’Ue. Per quanto riguarda i cri­teri red­di­tuali di accesso alla misura, essi variano dall’indice Isee della pro­po­sta del Pd, al red­dito per­so­nale impo­ni­bile di Sel al red­dito netto annuo del M5S.

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